Valeria, uccisa da una dose 10 volte superiore di chemio. La famiglia: «Medici condannati, ma nessuna pena»

Valeria, uccisa da una maxi dose di chemio. La famiglia: «Medici condannati, ma nessuna pena»

di Alessia Strinati
Valeria Lembo è morta dopo una dose 10 volte superiore di chemioterapia. Valeria si era ammalata di tumore a 34 anni, aveva un bambino di appena 7 mesi, quando è morta avvelenata dopo 4 settimane di sofferenze per aver ricevuto un dosaggio eccessivo di terapia. Un banale errore dovuto a uno zero in più sulla cartella clinica, che però è stato fatale.

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Il Tribunale di Palermo, come riportano Le Iene, ha definito l'errore sanitario il «Più grave mai verificatosi al mondo», un assassinio. Valeria 8 anni fa scoprì di aver un linfoma di Hodgkin, un tumore che però tutti le avevano detto che era curabile, così si affidò ai suoi medici che le avevano detto avrebbe dovuto fare poche sedute di chemioterapia. Le sedute davano ottimi risultati e lei stava bene. L'ultima seduta però il medico, lo specializzando Alberto Bongiovanni, sbaglia a trascrivere il dosaggio di un farmaco molto potente, che serve ad uccidere le cellule, e al posto di 9 scrive 90, ma la dottoressa Di Noto non si accorge dell'errore e lo firma.

Ad accorgersi che qualcosa non andava è l'infermiera che non aveva tutta la dose e chiede alla dottoressa Di Noto che conferma l'errore. La dottoressa avrebbe dovuto accorgersi dell'errore, ma non lo fa, come nemmeno il suo responsabile, il dottor Palmeri. Valeria si sente male, avverte l'infermiera, che chiede alla dottoressa spiegazioni, ma ancora una volta la Di Noto conferma la terapia. La donna sta molto male, ma i familiari credono che siano le conseguenze della chemio. La dottoressa poi chiama Valeria, chiedendole come sta e le dice di farsi ricoverare se avesse continuato a star male, ed è quello che fa il giorno dopo con la diagnosi di gastroeneterite.

Nelle ore successive è chiaro che la Di Noto e Palmeri si accorgono dell'errore dopo che una terza dottoressa è stata allertata da un'altra infermiera e segnala la dose sbagliata in cartella clinica. Valeria intanto peggiora. Lei stessa aveva provato ad allertare l'infermiera e confessa cosa è accaduto alla zia: «Mi hanno sbagliato le dosi della chemio, ho  provato a dirlo ma mi hanno zittita». La famiglia chiede spiegazioni e i medici ammettono l'errore parlando, però, solo di una dose in più.

I tre medici si sono incolpati l'un l'altro in merito alla dose prescritta. Oggi, dopo 8 anni, la famiglia ha scelto di raccontare la storia di Valeria, perché il processo rischia la prescrizione. I due medici, nonostante siano stati giudicati colpevoli sono a piede libero perché la pena non è stata decisa e Le Iene hanno chiesto spiegazioni. Per primo al dottor Palmeri che definisce la storia di Valeria terribile, ma chiarisce di non aver avuto responsabilità. Poi  al dottor Bongiovanni che spiega: «Quello che è accaduto mi ha distrutto, non ho parole. Chiedo scusa alla famiglia». Infine alla  dottoressa Di Noto chiarimenti che però non risponde. La Di Noto continua a lavorare in ospedale. I cari di Valeria chiedono che possa avere giustizia e che chi è colpevole paghi. 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Febbraio 2020, 13:43
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