Riki, il post omofobo su Instagram: «Sei una checca frustrata». I fan s'infuriano. Poi le scuse

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di Emiliana Costa
Riki, il commento omofobo su Instagram: «Sei una checca frustrata». I fan s'infuriano. Poi le scuse. Il cantante di Segrate reduce da Sanremo - dove si è classificato ultimo con il brano Lo sappiamo entrambi - non avrebbe gradito le critiche rivolte alla sua canzone da Davide Misiano, il "prof di latino" di All Togheter Now.

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Su Instagram, Misiano - riferendosi a una parte del testo di Riki - aveva commentato: «Abbiamo smarrito i soggetti e abbiamo capito meno del monologo della Leotta. Quindi tracciamo tutto con penna rossa, suggerendo ‘Trova pace, con la sintassi e con la vita’». A stretto giro, la risposta choc del cantante: «Hai preso una frase meravigliosa che se fosse stata scritta da un personaggio più brutto e quotato dalla stampa sarebbe considerato un poeta. Il soggetto c'è, la sintassi è giusta. Se c'è una cosa che conosco è la grammatica italiana. Sai cosa? Sono bello e intelligente. Andate in crisi voi brutti e ‘intellettuali'. Tu sei pure checca e le checce per definizione sono frustrati. Si vede dal tuo sguardo in quella foto».



Il post poi sarebbe stato rimosso, ma gli screen shot avrebbero continuato a girare in Rete. I commenti furiosi dei fan non si sono fatti attendere. «Sarai pure bello, ma signori si nasce. E tu hai dimostrato di non esserlo», scrive uno dei follower.

In una story su Instagram, arrivano le scuse di Riki: «Viviamo nel paese delle contraddizioni. Dopo il video di Gossip ho passato una settimana a sentirmi dire ‘Che schifo il video che hai fatto, baci i maschi’. Ho messo dei poster che invitavano a scriverci sopra e mi hanno disegnato sopra piselli e chiamato froc***. Ho passato dei periodi recenti in cui l’insulto più utilizzato era ‘bimbominchia’ e ‘finocchio’. Ho creato un billboard gigante con quel titolo proprio per far riflettere sull’odio che si scatena sul web. Ho passato dei periodi a scuola in cui alcuni ragazzini mi chiamavano ‘ricch*** e mi picchiavano. Ho fatto design allo IED di Milano, tantissimi compagni erano omosessuali. Ho aperto tre start up e in una di queste uno dei miei soci è gay. Ho lavorato e lavoro tuttora con colleghi omosessuali. Nessuno mi ha mai pensato omofobo».

E conclude: «Se qualcuno si è sentito offeso mi dispiace, io non sono omofobo, ma credo che intorno a questo argomento ci sia tanta ipocrisia».



 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Febbraio 2020, 13:15
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