Pensionato si butta dal terzo piano: «Era in crisi per lo sfratto dall'Ater»

Pensionato si butta dal terzo piano: «Era in crisi per lo sfratto dall'Ater»
VENEZIA - Riccardo Festari, messo comunale in pensione, era uno dei 1500 inquilini delle case popolari che l'estate scorsa aveva ricevuto la seconda lettera. La prima, che è arrivata a 14 mila persone, comunicava il ricalcolo del canone di affitto, la seconda annunciava che da lì a due anni se ne sarebbe dovuto andare dalla casa che abitava assieme alla moglie Renata e, prima che si facessero una vita, ai figli Michela e Luca. Riccardo, a Santa Marta in Calle delle Terese ci viveva da quarant'anni. E per sistemare quell'appartamento aveva speso probabilmente più soldi di quanti ne valesse quando ci era entrato. Non a caso per anni è stato tra gli animatori del Comitato degli inquilini di Santa Marta che chiedeva ad Ater e Comune di poter acquistare gli alloggi a prezzi equi, magari anche con l'obbligo di non venderli per tre o più generazioni, in modo da assicurare all'ente pubblico che non sarebbero finiti nel mercato turistico.

«Non so se avesse già problemi degenerativi ma non era mai stato così prima di quella lettera» racconta Renato Boraso che, in questo frangente, prima che assessore alla Mobilità e al Patrimonio, è un amico di quell'uomo; insieme condividevano varie passioni, prima fra tutte quella per i funghi.
La Regione, come noto, è tornata sui suoi passi e già mesi fa ha annunciato di aver alzato a 35 mila euro il tetto di 20 mila di Isee oltre al quale si perde il diritto all'alloggio. «Sì, l'hanno scritto sui giornali ma l'Ater mi conferma di aver appena ricevuto l'ok dalla Regione per spedire i nuovi avvisi agli inquilini - racconta Boraso -. E per Riccardo e le altre persone nella sua situazione, lo sfratto pendeva ancora sulla loro testa».
L'assessore ricorda che il sindaco Luigi Brugnaro la scorsa estate aveva pregato la Regione di fermare quelle lettere e di rivalutare i parametri perché, magari anche di soli mille euro, moltissimi cittadini erano a rischio di perdere la casa: molti in banca avevano qualche risparmio, tra i 50 e i 100 mila euro della liquidazione che tenevano da parte per il bisogno, e mettendo assieme i due fattori per il Consiglio regionale, che aveva votato le proposte dell'assessore Lanzarin, entravano nella categoria di chi non aveva più bisogno di un alloggio popolare. «Anche in quell'occasione Brugnaro aveva ragione, nessuna delle regioni vicine, Lombardia, Friuli ed Emilia Romagna, aveva posto un tetto così basso, sarebbe bastato fare come loro».

Riccardo Festari aveva 26 mila euro di Isee e 50 mila euro in banca, e di quella lettera ne aveva fatto una malattia. «La depressione aveva preso il sopravvento, faceva discorsi strani sul suicidio, viveva l'angoscia di dover abbandonare la casa - racconta Boraso -. Era stato in cura più volte, io stesso avevo chiamato in Psichiatria raccontandogli di quel che mi diceva quando ci vedevamo, e cercavo di distrarlo. I familiari mi hanno raccontato di aver chiesto al Reparto che venerdì non lo dimettessero».
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Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Gennaio 2020, 12:03
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