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Un vero e proprio 'identikit' dei singoli istituti dai quali emerge una profonda differenziazione sociale che mai nessuno si aspetterebbe nelle presentazioni delle scuole, riferisce oggi il quotidiano «La Nazione». Ecco che invece a Firenze, alla secondaria di primo grado «Masaccio», non ci si scompone troppo nell'affermare che «non sono presenti studenti nomadi». Affermazioni sconcertanti anche alla «Dino Compagni», altra scuola di un quartiere da sempre considerato 'bene': in questo caso si sottolinea che i figli dell'alta borghesia della zona negli ultimi anni studiano accanto ai ragazzi delle colf impiegate nelle belle case del quartiere.
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Spostandoci a Prato, al glorioso convitto «Cicognini», si scopre che «nella maggioranza dei casi gli studenti sono figli di professionisti». Un ceto medio-alto, dunque. «Anche gli studenti di origine cinese provengono da famiglie di imprenditori che trovano molto congeniale la presenza del semi-convitto». E poi: «L'incidenza degli studenti provenienti da famiglie svantaggiate è molto bassa». Perchè gli allievi di quell'istituto pratese hanno la casa al mare, fanno viaggi all'estero e hanno pure «capi di abbigliamento firmati». Alla scuola «Rodari» di Follonica (Grosseto) si è voluto rimarcare il «flusso migratorio dal Sud».
Non mancano, naturalmente, esempi positivi.
Tra i tanti, «La Nazione» ha scelto quello di Ponsacco. Ebbene, nella provincia pisana «troviamo finalmente la scuola inclusiva che tutti ci aspetteremmo». Sul sito internet si presenta così: «L'incontro con diverse culture arricchisce gli alunni e li rende più consapevoli della dimensione sociale in cui sono inseriti». E giù un elenco delle nazionalità presenti tra i banchi.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Gennaio 2020, 13:35
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