Julen, un anno fa la tragedia del bambino caduto nel pozzo: «Tutti gli allarmi sono stati inascoltati»

Julen, un anno fa la tragedia del bambino caduto nel pozzo: «Tutti gli allarmi sono stati inascoltati»

di Enrico Chillè
Un anno dopo, nulla è cambiato: era il 13 gennaio del 2019 quando il piccolo Julen Rosellò, di due anni, cadde e morì in un pozzo profondo oltre 70 metri e non segnalato all'interno di un terreno a Totalàn (Malaga). Una tragedia che ha sconvolto non solo la Spagna, ma il mondo intero, ma che non sembra aver insegnato molto.

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Come stabilito dall'autopsia, la morte del piccolo Julen era giunta poco dopo la caduta nel pozzo. Eppure, per quasi due settimane, squadre di ingegneri, minatori e vigili del fuoco avevano lavorato senza sosta, tra mille difficoltà, nella speranza di poter salvare quello che, nell'immaginario collettivo, era diventato "il bambino di tutti". Una tragedia che l'Italia aveva già vissuto nel 1981, con la morte di Alfredino Rampi a Vermicino, e che ci ha fatto ripiombare nell'incubo.

Il piccolo paese di Totalàn, in provincia di Malaga, per qualche giorno sembrava essere diventato il centro, se non del mondo, di tutta la Spagna. E oggi, a un anno di distanza, alcuni abitanti si lasciano andare a pensieri amari e dolorosi: «Per noi, in particolare, è stata una esperienza dolorosa, perché Julen era diventato il figlio di tutti noi. Oggi non si parla più di lui, c'è una specie di tacito accordo tra gli abitanti del paese, ma ora che è passato un anno la tragedia che abbiamo vissuto tutti torna d'attualità».
Negli ultimi mesi, tuttavia, nella zona sono state realizzate diverse opere di messa in sicurezza di vari terreni, soprattutto per scongiurare il pericolo di frane e smottamenti. Gli abitanti oggi raccontano la brutta sensazione vissuta: «In estate, come in autunno, abbiamo sentito di nuovo il rumore dei macchinari provenire dalla zona dove è morto Julen. Quel suono era lo stesso delle operazioni di soccorso, per molti è stato come vivere la tragedia una seconda volta».

Il portale spagnolo 20minutos.es, oltre a riportare le drammatiche testimonianze degli abitanti di Totalàn, ha anche rilanciato alcuni appelli di geologi ed ecologisti spagnoli. Uno di loro, Santiago Martin Barajas, ha spiegato: «Nonostante la tragedia, a livello istituzionale non è stato fatto nulla per risolvere il problema dei pozzi illegali su tutto il nostro territorio nazionale. Alcuni comuni hanno chiuso i pozzi con la terra, ma niente più. Ci sono ancora migliaia di pozzi non segnalati e una tragedia come quella di Julen potrebbe tornare a ripetersi. Nel 2006 si stimava un totale di 510mila pozzi illegali, negli anni il numero è con tutta probabilità aumentato. Fare stime è difficile, ma ce ne potrebbero essere 700mila, con una concentrazione maggiore in Andalusia (dove è avvenuta la tragedia di Julen, ndr), in Castilla-La Mancha e nella costa mediterranea».

Intanto, dopo la tragedia di Julen ci sono state delle inevitabili conseguenze giudiziarie. Per il prossimo 21 gennaio è stata fissata un'udienza del processo a carico di David Serrano, il proprietario del terreno e lontano parente di José e Vicky, i genitori del bambino. L'uomo è accusato di omicidio colposo e rischia una condanna di almeno tre anni. Nel terreno erano presenti tre diversi pozzi e Serrano sostiene di aver avvisato i genitori di Julen della loro esistenza, mentre José Rosellò e sua moglie Vicky hanno accusato l'uomo di averne segnalato uno solo, piuttosto distante dal luogo della tragedia.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Gennaio 2020, 21:51
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