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Le tredicesime, secondo l'Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, penalizzeranno in parte le donne, perché nel nostro mercato l'orario ridotto caratterizza quasi la metà dell'occupazione femminile (46,4%), mentre è pari al 16,2% fra gli uomini; al tempo stesso, permane, anche in questo caso, oltre a quello di genere, pure il 'gap' geografico, visto che «3,7 miliardi (il 37% del totale delle buste paga 'aggiuntivè) sarà a disposizione dei residenti nelle regioni del Nord-Ovest, mentre il 26% (3,3 miliardi) verrà pagato nell'area del Nord-Est, mentre nel Meridione la quota sarà del 16%, del 5% nelle Isole ed il Centro della Penisola, infine, potrà contare sul 20%» complessivo delle retribuzioni.
La legge non prevede una data precisa per il riconoscimento della gratifica natalizia per i dipendenti privati: alcune indicazioni sulla data di pagamento sono contenute nei contratti collettivi, ed è guardando al proprio contratto che è possibile orientarsi.
La data indicativa entro la quale i datori di lavoro dovranno pagare la gratifica natalizia ai propri dipendenti è entro il 24 dicembre, la vigilia di Natale.
Secondo il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro Rosario De Luca, le stime «confermano le diseguaglianze esistenti» nella Penisola, dove mediamente la tredicesima percepita da un dipendente sardo, o da un siciliano (pari a 746 euro) è inferiore di 210 euro rispetto alla media italiana (-28%), e di 331 euro al confronto con i lavoratori del Nord-Ovest (-44%). Il 'macignò tributario, invece, non fa eccezioni e sta per abbattersi su tutti i contribuenti: entro lunedì, infatti, rammenta l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, il Fisco riceverà dal saldo dell'Imu-Tasi 9,6 miliardi, dal pagamento delle ritenute Irpef dei lavoratori dipendenti e dei collaboratori altri 13,6 e dal versamento dell'Iva ben 19,7 miliardi.
Un dato, si premette, che è comunque «sottostimato», in quanto «non tiene conto dell'eventuale pagamento dell'ultima rata della Tari che, in molti Comuni, avviene a dicembre». E, se gli italiani, malgrado le “gratifiche” percepite, son costretti ad aprire i “cordoni della borsa” per mettersi in regola con le tasse, a risentirne potrebbero essere i (tradizionali) regali di Natale che, stando alle valutazioni del Condacons, potrebbero arretrare del 2%, rispetto all'anno scorso, con un volume d'affari complessivo che viene stimato «in 10 miliardi e circa 167 euro a testa». Al confronto con il 2018, dovrebbero salire solamente le spese per alimentari, giocattoli, 'hi tech' ed elettronica, riferisce l'associazione dei consumatori.
Ultimo aggiornamento: Sabato 14 Dicembre 2019, 19:25
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