Marco D'Amore torna al cinema: «Sono Ciro, l'Immortale»

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di Michela Greco
«L’immortale è una storia di conflitti, miserie e paure. E Ciro è un personaggio romantico, fatto di polvere e deità, di bellezza e orrore». Marco D’Amore parla con trasporto del suo personaggio più celebre, Ciro “l’immortale” di Gomorra, che avevamo lasciato, alla fine della terza stagione della serie, mentre affondava nel Golfo di Napoli dopo che Genny gli aveva sparato un proiettile nel petto. Ma lo spietato Ciro è, appunto, L’immortale. Come dice il titolo di questo film (al cinema da giovedì) che fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione di Gomorra, e come dimostra il suo racconto, che scorre su due binari: la nuova vita di Ciro in Lettonia, dove gestisce il traffico di droga tra fazioni in lotta, e la sua educazione criminale a Napoli dopo essere sopravvissuto al terremoto del 1980, che uccise sua madre.

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Come nasce l’idea di far tornare a vivere Ciro?
«Dopo la seconda stagione, proprio mentre credevo che fosse esaurito il suo percorso, mi sono detto: ‘Ciro non può essere morto’. In quel periodo riflettevo sul fatto che cinema e tv sembrano due mondi separati che non comunicano mai e ho pensato di giocare con la narrazione costruendo un racconto per il cinema a partire dalla serie tv che non fosse solo un prequel o uno spin-off, ma un ponte per passare dall’una all’altro».

Sembra che ci siano dei parallelismi tra la storia di Marco D’Amore e quella di Ciro Di Marzio, da cui probabilmente avete tratto ispirazione...
«Quando c’è stato il terremoto a Napoli Ciro aveva 21 giorni mentre io ero nella pancia di mia mamma: condividiamo una “natura tellurica”. Io e Ciro abbiamo più o meno la stessa età e siamo cresciuti negli stessi quartieri, infatti ho visto tante delle cose che raccontiamo nel film: ricordo tanti ragazzini che invece di tornare a casa come me restavano in strada fino a tardi, facevano piccoli furti e si avvicinavano a figure di adulti pericolose».

Come la serie, anche il film sarà distribuito all’estero. Nella sua esperienza come è visto il mondo Gomorra nei paesi stranieri?
«Lo show-business americano adora Gomorra! Ho ricevuto messaggi di complimenti da James Franco e Michael Fassbender e quando Stefano Sollima girava con Benicio Del Toro e Josh Brolin ci chiamava per dirci che erano pazzi di noi».

Lei è tentato da Hollywood?
«Il sogno americano io non ce l’ho proprio, a differenza di Salvatore Esposito (che è nel cast di Fargo 4, NdR). Mi sono arrivate delle proposte, ma sento la necessità di affermarmi nel mio paese».

Con L’immortale raccontate un’educazione criminale. Non c’è via di uscita quando si nasce in quei luoghi?
«Il racconto delle origini di Ciro è la base di ciò che mi ha spinto a creare questo racconto. È un omaggio doveroso a un certo tipo di esistenze da parte di chi, come me, ha avuto tante possibilità, come quella di crescere sereno, viaggiare, studiare e progettare il futuro. Tutte cose che Ciro non ha avuto, come non le ha avute una larga fetta di persone cresciuta all’indomani di quell’evento traumatico intorno al quale c’è stata una speculazione mostruosa».
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Dicembre 2019, 08:29
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