Londra, attentato terrorista al London Bridge: chi è l'attentatore Usman Khan

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L'uomo identificato dalla polizia britannica come l'aggressore che ieri a Londra ha ucciso un uomo ed una donna prima di essere fermato dai passanti e poi ucciso dalla polizia, si chiamava Usman Khan, aveva 28 anni ed era in libertà vigilata. Lo ha reso noto il capo dell'anti terrorismo britannico Neil Basu.

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«L'individuo era noto alle autorità, era stato condannato nel 2012 per crimini collegati al terrorismo e rilasciato in libertà vigilata nel dicembre del 2018», ha dichiarato il funzionario di polizia specificando che «ora chiaramente le indagini dovranno stabilire come abbia potuto portare a termine questo attacco». Basu ha reso anche noto che è stata perquisita un'abitazione a Staffordshire, l'area dove abitava il sospetto.

Usman Khan era stato condannato nel 2012 anche per aver partecipato ad un complotto per attaccare la Borsa di Londra nel 2010. Khan, allora 19enne, era il più giovane di un gruppo di nove estremisti, provenienti da Stoke-on-Trent, Cardiff e Londra, condannati nel febbraio del 2012 da una corte di Woolwich. Nella sentenza il giudice scrisse che Khan, insieme ad altri due imputati, erano «jihadisti più pericolosi» degli altri. Secondo le carte processuali, Khan aveva pianificato di realizzare «un centro per l'addestramento militare dei terroristi» nella terra di proprietà della sua famiglia in Kashmir, si legge sul 'Guardian'.

 
 


In un rapporto sul terrorismo stilato nel luglio del 2013 si afferma che Khan erano uno di tre uomini che si erano recati da Stoke nelle aree tribali amministrate dal Pakistan per il piano teso a realizzare il campo di addestramento terroristico. Il gruppo era stato trovato in possesso di copie di «Inspire», il magazine in lingua inglese di Al Qaeda ed avevano considerato attacchi con lettere bomba. Ma l'attacco più pericoloso che i nove - tutti cittadini britannici tranne due nati in Bangladesh - volevano realizzare era quello contro la London Stock Exchange, dove volevano piazzare ordigni esplosivi nei bagni.

La polizia aveva anche trovato una lista, scritta a mano, di altri possibili target, tra i quali l'allora sindaco di Londra, Boris Johnson, il dean di St Paul's Cathedral, due rabbini e l'ambasciata Usa a Londra.
Nella sentenza il giudice concludeva che si trattava di una «seria attività terroristica a lungo termine» che poteva portare ad atti atroci in Gran Bretagna. «Tutti prevedevano di poter tornare insieme ad altre reclute in Gran Bretagna come terroristi addestrati a portare a termine attacchi nel nostro Paese», si legga ancora negli atti processuali.


 
Ultimo aggiornamento: Sabato 30 Novembre 2019, 09:06
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