Mattia Briga su Leggo: «Quel pezzo di Raf e il cuore di papà»

Mattia Briga su Leggo: «Quel pezzo di Raf e il cuore di papà»

di Mattia Briga

La musica è un elemento essenziale delle nostre vite e muove i fili dei nostri ricordi senza che a volte nemmeno ce ne accorgiamo.
Per questo motivo, da un'idea mia e del Direttore Davide Desario, nasce questa rubrica dove le canzoni fanno da colonna sonora alle immagini del nostro passato. Sono in macchina nel traffico di Roma e la radio passa "Due" di Raf: la mia mente torna a tanti anni fa. Avevamo una pila di CD in cucina, nella casa in cui sono nato e cresciuto, nel quartiere Prati. Una tv col tubo catodico attendeva di essere accesa per cena: appuntamento fisso con la Sarabanda di Enrico Papi.
 


Mentre mio padre cucinava, tra i dischi di Zucchero, Amedeo Minghi e Gatto Panceri, il mio sguardo si posava su "Collezione Temporanea" di Raf, che di solito infilavo nello stereo poco prima di andare a tavola. Ascoltavo un paio di canzoni e poi skippavo su "Due". Dopo un po' mio padre cominciava a gridare: «Chiamate un dottore! Mi sento male!». E mia sorella ed io, mentre mischiavamo acqua e zucchero nei bicchieri di vetro riciclati della Nutella, cominciavamo a ridere.
Questa canzone lo toccava nel profondo dell'anima. Era questo che ci voleva dire con immancabile ironia. Avevo 7-8 anni: ho sempre pensato che gli ricordasse mia madre, dalla quale si era separato da poco.

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Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Novembre 2020, 12:24
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