Dazi doganali e aumento del prezzo delle materie prime: ecco perché un comparto in salute guarda al futuro con preoccupazione

Dazi doganali e aumento del prezzo delle materie prime: ecco perché un comparto in salute guarda al futuro con preoccupazione
Il Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina ha chiuso il 2018 con un trend positivo dei volumi complessivi: la produzione totale di Bresaola della Valtellina IGP registrata nello scorso anno ammonta a oltre 13mila tonnellate di prodotto (+3,28% rispetto al 2017). In totale, i 16 produttori associati hanno avviato all’IGP 36.000 tonnellate di carne bovina, per buona parte di origine europea ed extraeuropea (Brasile e altri Paesi del Sudamerica).

“Continuano a crescere i consumi di un prodotto tradizionale, certificato IGP, che gode di alta notorietà e affidabilità in fatto di qualità e sicurezza – afferma Franco Moro, Presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina - tanto da essere elemento di scelta molto rilevante, e che risponde alle esigenze e ai valori del consumatore contemporaneo. Quest’anno, le evidenze di crescita si sono riscontrate nel periodo estivo, registrando un picco nei consumi di un prodotto che ormai è destagionalizzato e consumato nel corso di tutto l’anno. Anche il 2019 sta andando bene e i risultati raggiunti sono motivo di grande soddisfazione per il nostro Consorzio di Tutela. Tuttavia, il sistema attuale di importazione dai Paesi extra UE delle carni bovine destinate ad essere trasformate in bresaola prevede l’applicazione di dazi specifici aggiuntivi che non sono più economicamente sostenibili da parte dei produttori, generando un meccanismo penalizzante e disincentivante, soprattutto per quanto riguarda il nostro export. E soprattutto ora che i prezzi della materia prima stanno crescendo con incrementi a doppia cifra”.


ALTI DAZI DOGANALI (CONTINGENTE GATT) APPLICATI DALLA UE
Da sempre sulla filiera grava l’applicazione di alti dazi doganali, applicati dalla UE sulle importazioni di carni bovine, che ricadono nel cosiddetto contingente GATT (Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio), in particolare nel regime B relativo alle produzioni “industriali per carne da stagionare” (sottoposto al pesante dazio aggiuntivo non applicato al regime A). Questa situazione ha già creato una oggettiva difficoltà a competere sui mercati internazionali, limitando la propensione all’export di un comparto apprezzatissimo in molte aree del mondo ma fermo sotto la soglia del 10% di export, quando i settori maturi del nostro made in Italy alimentare sfiorano o superano senza difficoltà valori del 50%.

I RINCARI DELLA MATERIA PRIMA RISCHIANO DI METTERE IN GINOCCHIO IL SETTORE
Ci portiamo dietro l’aumento del costo della materia prima che è direttamente proporzionale all’aumento della domanda di carne. Nel dettaglio, l’incremento di richiesta in Cina, in risposta ai danni arrecati dalla diffusione della peste suina africana, ha generato uno spostamento della domanda di acquisto da suino a bovino e un progressivo rincaro del prezzo, rischiando di mettere in crisi un settore che dà lavoro a 1400 famiglie e sul quale si basa l’economia di una valle svantaggiata, come la Valtellina. La conseguenza diretta è che impenna letteralmente il costo della carne destinata alla bresaola, che da sola pesa il 70% sul prezzo finale del prodotto.

ALLA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDIAMO UN INTERVENTO DI REVISIONE SUL REGIME DEI DAZI
La somma delle due problematiche – dazi troppo alti, prezzi materia prima con rincari a due cifre – sta destabilizzando fortemente la filiera, mettendo a rischio in prospettiva la stabilità produttiva e la stessa sopravvivenza delle produzioni e dei salumifici. Per questo chiediamo alla Commissione Europea di intervenire per riportare equilibrio sul mercato, rivedendo il sistema del regime dei dazi e introducendo cambiamenti che ci permettano di superare la difficile contingenza internazionale.

 
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Novembre 2019, 15:23
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