Dente: «Adieu indie, sono solo un cantautore»

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di Claudio Fabretti
ROMA - «La popolarità? La vivo bene. Sono ancora in una fase in cui riesco a fare la spesa, in cui posso andare in un posto e sentirmi famoso o sceglierne un altro e sentirmi nessuno». Ha le idee chiare Giuseppe Peveri, per gli amici Dente. E a Leggo ci svela tutti i suoi nuovi progetti.
Dopo il nuovo singolo “Adieu”, come si intitolerà l’album?
«Sarà un disco omonimo. Nella carriera di un artista che si rispetti c’è sempre un disco omonimo e uno postumo. Quello postumo ancora non posso farlo, quindi...».
Sarà sempre nel suo classico stile?
«Sempre la stessa solfa? (ride). No, stavolta cambierò. Anzitutto, rinunciando a gestire tutto: mi occuperò solo di scrivere le canzoni, mentre Federico Laini sarà il produttore. E anche musicalmente segnerà una svolta».
In che modo?
«Abbandono la chitarra acustica, che è sempre stata una mia caratteristica. Molte canzoni le ho scritte al pianoforte, al quale mi sono avvicinato di recente. Ad esempio, Adieu sono tre accordi semplicissimi che con la chitarra non mi sarebbe mai venuto di fare, mentre al piano, essendo tutto nuovo, mi è riuscito naturale. Insomma, il piano mi ha aiutato a scrivere in modo diverso».
Come sarà il tour?
«Ci saranno delle anteprime e il vecchio repertorio riarrangiato in forma più vicina ai suoni del nuovo album. È un esperimento per vedere come le vecchie canzoni si comportano vestite come quelle nuove. Suonerò piano e chitarra elettrica, l’acustica la vorrei eliminare anche qui. Sarò il 3 dicembre a Milano (Santeria Toscana) e il 5 dicembre a Roma (Monk)».
 
 


Lei ha iniziato da indie e ora è considerato pop. Hanno ancora senso queste distinzioni?
«Per fortuna no. Quando ho iniziato (con Anice in bocca, 2006, ndr), mi rinchiudevano in una nicchia. Invece sono uno che fa musica italiana, canzoni che possono piacere anche a un pubblico più ampio. Oggi questi due mondi si sono uniti. Anche le etichette indie credono al profitto e in radio si ascoltano bellissime canzoni pop che un tempo non avrebbero passato».
Tra le nuove leve chi le piace?
«Soprattutto Mox e Fulminacci. Hanno fatto due dischi molto belli».
Che ne pensa della polemica sulla “profanazione” del Tenco?
«Credo che il Tenco faccia bene ad aprirsi, ma non so quanto si possa aprire. Ad esempio, si dice che i rapper siano i nuovi cantautori. Potrebbe starci, se non ci fossero più i cantautori. Ma esistono ancora...».
Il cantautore ha ancora una sua specificità?
«Per me sì. È uno che canta anche attraverso i propri limiti, spesso ad esempio con una vocalità non da interprete. Il cantautore non può interpretare brani degli altri se non a modo suo».
I suoi modelli?
«Tanti. C’è chi dice che riprenda il mio amato Battisti (non so se è d’accordo lui, ma forse non lo sono neanche io). Sono un fan di Tom Waits e Neil Young: sono dentro alla mia musica, anche se forse non si sente».
 
Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Ottobre 2019, 08:21
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