Il killer di Trieste in carcere: «Leggo la Bibbia»

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«Leggo la Bibbia, amo mia madre tantissimo». Sono le poche parole che Alejandro Tito Stephan Meran ha riferito al suo avvocato difensore, Francesco Zacheo, che questa mattina lo ha incontrato nel carcere di Trieste. «Non mi ricordo nulla», ha aggiunto al legale che ha riferito di averlo trovato in uno stato di «grande confusione». Per Zacheo, Alejandro «non sta bene, andava e va curato». 

Il difensore è rimasto in compagnia del suo assistito circa 40 minuti ed ha parlato di un giovane «confuso, in agitazione». Secondo l'avvocato «non si fa quello che ha fatto se non si hanno problemi» psicologici, qualcosa che Alejandro «manifesta da tempo». Il legale ha reso noto che sta già cercando documenti, testimonianze in Germania che consentano di conoscere il passato del giovane quando viveva in Baviera. «Se li troviamo, andrò lì a prenderli», ha specificato. 

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«Chiedo scusa a tutti ancora una volta. Siamo distrutti» ha detto la signora Betania, la madre dell'omicida dominicano,  questa mattina entrando a Palazzo di giustizia. Ad accompagnarla c'era l'avvocato Francesco Zacheo, il legale che da ieri assiste il figlio Alejandro ed anche lei. La donna non è stata sentita questa mattina ma ha soltanto formalizzato l'incarico del legale. E proprio dal legale arriva la comunicazione che cominceranno sabato mattina gli esami autoptici sulle salme di Matteo e Pierluigi, gli agenti uccisi  e che l'autopsia «procederà ad oltranza».

Intanto sul fronte delle indagini si apprende che sarebbero almeno cinque in tutto, forse sei, le pistole utilizzate nella sparatoria in cui hanno perso la vita i due agenti della questura di Trieste: due semiautomatiche impugnate dal killer che è riuscito a sottrarre le armi alle due vittime - gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta - così come emerge dai racconti dei testimoni e dalle immagini dalle telecamere interne agli uffici di via Tor Bandena.  Una Beretta sarebbe stata utilizzata «da un poliziotto del corpo di guardia», presente nell'atrio della questura, «altre due (o forse tre) dagli agenti della squadra Mobile» intervenuti all'esterno della questura, riferisce una fonte. E proprio dalla pistola impugnata da uno di loro che è partito il proiettile che ha ferito all'inguine Alejandro Augusto Stephan Meran arrestato per il duplice omicidio.  

 Il 29enne ha scaricato la pistola semiautomatica di Rotta, ha utilizzato anche la Beretta di Demenego, dopo averla strappata dalla fondina.
I primi colpi sono stati sparati dal killer nell'ufficio Volanti, al piano ammezzato della questura, poi Alejandro Augusto Stephan Meran si è guadagnato l'uscita sparando sei colpi nell'atrio della questura, verso il gabbiotto di guardia occupato da una giovane poliziotta e da un agente rimasto ferito alla mano. Da quanto emerge sono circa una ventina i colpi partiti da più pistole, contando anche quelli ancora conficcati nell'auto su cui c'erano gli agenti della squadra Mobile. 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Ottobre 2019, 17:11
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