Ischia, l'allerta dell'Ingv: «Potranno esserci altri terremoti, gli edifici vanno messi in sicurezza»

Ischia, l'allerta dell'Ingv: «Potranno esserci altri terremoti, gli edifici vanno messi in sicurezza»

di Enrico Chillè
Il terremoto di Ischia del 21 agosto 2017 potrebbe non costituire un caso isolato e per questo motivo è assolutamente indispensabile una rapida messa in sicurezza degli edifici più datati e fragili. È questo l'allarme dei ricercatori dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), che hanno analizzato la storia dei terremoti sull'isola del Golfo di Napoli, situata in una zona ad alta sismicità vulcanica.

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L'area più a rischio dell'intera isola di Ischia è quella di Casamicciola, che fu distrutta da un violentissimo terremoto nel 1883 e colpita, insieme a Lacco Ameno, anche dalla scossa di oltre due anni fa. La sismicità storica di Ischia è stata approfondita da uno studio di ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv, dell'università di Trieste e dell'istituto cinese di geofisica. Pubblicato su Engineering Geology e sul sito dell'Ingv, lo studio dimostra che spesso, a Ischia, i terremoti più forti avvengono a 'sciami', concentrati nella stessa zona ma con eventi distanti nel tempo e con una durata totale che può raggiungere anche alcuni decenni.

La probabilità di nuove, forti scosse a Ischia è concreta e c'è un'area di 20 km², concentrata appunto tra Casamicciola e Lacco Ameno, che sembra molto più a rischio del resto dell'isola. Il devastante terremoto di magnitudo 5.8 che distrusse Casamicciola nel 1883, d'altronde, era stato il culmine di una sequenza sismica iniziata nel 1828 e continuata con altre cinque, forti scosse nel corso di oltre 50 anni.

A studiare e a descrivere gli effetti dei terremoti a Ischia nel XIX secolo fu Giuseppe Mercalli. Il sismologo, studiando gli effetti del terremoto di Casamicciola nel 1881, aveva invitato le autorità a non ricostruire gli edifici crollati con le stesse tecniche e modalità. Un appello inascoltato, se si considera che il devastante terremoto di due anni più tardi avrebbe distrutto l'80% degli edifici a Casamicciola e causato oltre 2300 vittime. Giuseppe De Natale, ricercatore dell'Ingv, ha spiegato: «Il nostro studio ha anche calcolato gli effetti che si avrebbero se avvenisse un terremoto simile a quelli più forti dell'Ottocento. Ovviamente, ci sarebbero meno danni, ma c'è una zona particolarmente a rischio ed è quella di Casamicciola alta, che va assolutamente messa in sicurezza con tecniche costruttive particolari».

Lo studio dell'attività sismica di Ischia è comunque ancora fonte di discordie anche all'interno della stessa comunità scientifica. Altri ricercatori, ad esempio, hanno realizzato interpretazioni e modelli diversi sull'evoluzione sismogenetica dell'isola e sulla pericolosità sismica. Lo studio dell'Ingv, comunque, mette in evidenza un'esigenza ovvia ma quasi sempre disattesa su tutto il territorio nazionale italiano. «A Ischia, in particolare, serve mettere in sicurezza e consolidare gli edifici in modo che possano resistere ad un terremoto di magnitudo pari a quello del 1883, che ragionevolmente può essere considerato l'evento atteso più forte» - aggiunge ancora Giuseppe De Natale - «Il problema, però, non riguarda solo Ischia, ma tutta l'Italia, dove purtroppo terremoti di magnitudo anche modesta possono causare danni e vittime inaccettabili».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Settembre 2019, 16:15
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