Carabiniere ucciso a Roma, il collega indagato per "violata consegna": non aveva la pistola d'ordinanza

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È stato formalmente iscritto nel registro degli indagati della Procura militare, Andrea Varriale, il carabiniere in pattuglia con il vicebrigadiere Mario Rega Cerciello la notte del 26 luglio quando quest'ultimo è stato ucciso a Roma con 11 coltellate da Finningan Lee Elder. «Violata consegna» il reato contestato a Varriale per non aver portato con se la pistola d'ordinanza nell'operazione di via Cesi dove i due militari si erano recati per recuperare lo zaino che era stato sottratto da Elder e Christian Gabriel Natale Hjort alcune ore prima, nella zona di Trastevere, a Sergio Brugiatelli, l'intermediario dei pusher. Il procuratore militare, Antonio Sabino, in relazione all'iscrizione di Varriale parla di «atto dovuto» alla luce delle notizie emerse fino ad ora spiegando che gli accertamenti sono ancora in una «fase esplorativa» e che Varriale non è stato ancora ascoltato. La presenza o meno dell'arma di ordinanza nelle prime fasi dell'inchiesta ha rappresentato un vero e proprio giallo. Gli inquirenti, nei primi giorni dopo l'omicidio, hanno sostenuto, anche nel corso di una conferenza stampa, che Varriale fosse armato.

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Una versione legata soprattutto a quanto raccontato dallo stesso carabiniere subito dopo la drammatica colluttazione.
Il 9 agosto, però, Varriale è stato convocato in procura per essere ascoltato, per la prima volta, dai magistrati titolari dell'indagine e, rispondendo alle domande del procuratore facente funzioni Michele Prestipino, ha cambiato la sua versione affermando che quella notte «era senza pistola» così come il suo collega Cerciello. «Quando fai quei tipi di servizio, in borghese - ha sostanzialmente spiegato ai magistrati - non sai dove nasconderla ma ricordo che mostrammo il tesserino di riconoscimento e ci qualificammo». Anche su quest'ultimo punto potrebbero essere necessari ulteriori accertamenti per il fatto che nel marsupio di Cerciello sono state trovate «chiavi, banconote, un cellulare e un mazzo di carte» ma non la placca di riconoscimento e le manette. Il verbale dell'audizione di Varriale è stato messo agli atti dalla Procura in vista dell'udienza del tribunale del Riesame che il 16 settembre prossimo dovrà vagliare l'istanza di scarcerazione avanzata dai difensori di Natale. Dal canto loro gli avvocati di Elder, reo confesso dell'omicidio, hanno rinunciato all'udienza.

 
 

Dalle carte dell'indagine emerge come i due carabinieri siano rimasti vittima di una sorta di tranello. In una informativa si afferma che i due giovani americani «hanno condotto Cerciello e Varriale ad un punto individuato come idoneo in quanto buio e privo di sistemi di videosorveglianza». In particolare Natale «dopo aver concordato al telefono con Brugiatelli l'incontro per richiedere denaro e droga in cambio dello zaino, ha effettuato un sopralluogo della zona dell'appuntamento al fine di individuare un 'punto isolatò, non coperto da telecamere e non frequentato da passanti». I due indagati si sono quindi «scientemente nascosti dietro le autovetture parcheggiate per evitare di essere notati da chi stavano per incontrare. Natale, preoccupato di poter essere scoperti, ha invitato Elder ad abbassarsi, lasciando chiaramente intendere di essere lui a gestire la situazione». In un video di circa 30 minuti sono riprese le fasi prima della colluttazione. «Dalle ore 03.02 alle ore 03.14, come segnalato dal Gps della radio portatile, la pattuglia» con a bordo Cerciello, Varriale e Brugiatelli «percorre le strade della zona alla ricerca del luogo indicato per l'appuntamento. Evidentemente - è detto nell'informativa - il passaggio dell'auto non era passato inosservato» ai due americani «che per timore di essere visti si erano nascosti dietro ad una macchina parcheggiata».
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 9 Settembre 2019, 19:10
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