US Open, Berrettini in semifinale: «Ci ho messo testa e cuore ma già penso a Nadal»

US Open, Berrettini in semifinale: «Ci ho messo testa e cuore ma già penso a Nadal»
Se la vittoria con Monfils fosse un film, ha detto Matteo Berrettini in conferenza stampa dopo il successo nei quarti di finale degli Us Open contro il francese, sarebbe «Django Unchained» di Tarantino. «Mi ricordo di un gran bagno di sangue dove alla fine rimaneva in vita solamente una persona. Un po' come questo match», ha raccontato il tennista romano.
In un campo così grande come l'Arthur Ashe, ha aggiunto, «di solito faccio molta fatica. Sono rientrato nel pomeriggio e l'umidità era altissima. Ero sudatissimo, ho dovuto cambiare anche le scarpe. Però 5 set ti aiutano ad abituarti al caldo, ai rumori, agli schermi. Sono sempre rimasto molto concentrato, ho fatto attenzione solamente alle cose importanti». All'inizio non riesce a sfondare, non entra bene in partita. Un po' come a Wimbledon contro Federer. «Mille pensieri in testa: dove gioco, dove servo, lui che movimenti fa. Allora ho chiesto aiuto al mio istinto e da lì tutto è cambiato. Poi mi sono anche ricordato che quando metto peso sulla palla l'avversario lo sente. Il risultato è stato straordinario», ha aggiunto Berrettini.
Le lezioni imparate dalle sconfitte rimangono. «Una delle delusioni più grandi della mia carriera Juniores fu al Bonfiglio, dove persi al primo turno dopo aver fallito ben 12 match point. Da lì iniziai a capire una cosa: in qualche modo devi sperare che il momento peggiore arrivi il prima possibile perché la prossima volta imparerai ad essere pronto. Questa è l'idea che Vincenzo (Santopadre) mi ha sempre inculcato quando ero piccolo: mettermi il più possibile in difficoltà per poi essere bravo e pronto a superare gli ostacoli in seguito».
Anche nella partita con Monfils Berrettini ha fallito quattro match point con la vittoria che è però arrivata al quinto in uno dei tie break più belli della sua carriera. «Faccio fatica ancora a crederci, pazzesco. Se uno pensa come vorrebbe vincere una partita, forse 7-6 al quinto set è il risultato più bello. Così si gode il doppio. Alla fine sono crollato a terra perché ero esausto mentalmente e fisicamente. Ho scavato dentro me stesso per cercare di andare avanti, per scacciare i fantasmi delle chances che avevo avuto nel corso della partita. Sono stato veramente bravo, sono rimasto lì a lottare e questa è stata la cosa più importante», ha raccontato a Supertennis l'azzurro.
«Qual è stata la chiave che mi ha permesso di portare a casa il match? Un po' tutto, testa e cuore. Cercavo il coraggio dentro me stesso, mi chiedevo di essere aggressivo ed in queste situazioni il fisico ti deve dare una grossa mano. Credo che dentro di noi abbiamo energie extra che solo la testa può riuscire a tirartele fuori. La gara di oggi ne è l'esempio». Per Berrettini è la prima semifinale Slam in carriera. «Sono veramente soddisfatto ma non mi posso fermare, non è concepibile come idea. Sono molto ambizioso, sto già pensando al match di venerdì (sfiederà Nadal, ndr). Mi sento molto felice, vedo le persone attorno a me che sorridono, che sono fiere, che tutto il lavoro che stiamo facendo sta dando i suoi frutti, che le persone dall'Italia mi seguono fino alle 2 di mattina, mi scrivono, mi chiamano. Questa è la cosa bella, godere delle emozioni con gli altri».
Il tennista romano ha ricevuto tanti messaggi dall'Italia ma ce n'è uno in particolare di una ragazza che questa sala stampa la conosce molto bene: Flavia Pennetta. «Sì, era molto contena per me, l'ho ringraziata. Forse domani le scriverò qualche riga in più. Sicuramente saprà come affrontare queste emozioni, questo tipo di match. È sempre molto carina con me. Mi ricordo il primo allenamento all'Aniene con lei quando avevo 15 anni. Ho dovuto giocare con Vincenzo (Santopadre) perché non riuscivo a reggere il suo ritmo. Fa bene al movimento italiano avere uomini e donne che si aiutano a vicenda», ha proseguito Berrettini che è arrivato a New York senza aver mai vinto un match sul questa superficie e adesso è in semifinale. «Quando meno te l'aspetti succede. Arrivavo qua in condizioni fisiche e di fiducia non ottimali. Mi sono detto di andare avanti come ho sempre fatto e adesso sto vivendo questo sogno e non voglio fermarmi».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Settembre 2019, 14:03
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