Isis, rapporto Onu: «Possibili nuovi attacchi entro la fine dell'anno»

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La minaccia dell'Isis non è finita: l'organizzazione terroristica islamica potrebbe tornare ad attaccare entro la fine di quest'anno, anche in Europa. L'allarme arriva da un rapporto dell'Onu di 24 pagine, compilato da esperti del Consiglio di sicurezza sulla base di informazioni di intelligence di vari Stati membri. Il pericolo è rappresentato dai circa 30.000 foreign fighter che si erano uniti al Califfato e che potrebbero essere ancora vivi. Gli Stati europei stimano che almeno 6000 dei loro cittadini abbiano viaggiato in Iraq e Siria per raggiungere l'Isis o altri gruppi estremistici. Circa un terzo sono stati uccisi mentre un altro terzo resta detenuto nella regione o ha viaggiato altrove.

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Duemila o più possono essere tornati in Europa e questo fa sì che la minaccia resti «alta», resuscitando gli spettri degli attentati succedutisi dal 2015, quando furono uccise centinaia di persone in Francia, Belgio e Germania. «Le loro prospettive future saranno di interesse internazionale per il prossimo futuro», avverte il rapporto. «Alcuni potrebbero unirsi ad Al Qaida o ad altri gruppi terroristici che possono emergere. Alcuni diventeranno leader o reclutatori», prosegue. «Quando avrà il tempo e lo spazio per reinvestire in capacità operative all'estero, l'Isis ordinerà e faciliterà attacchi internazionali, in aggiunta a quelli da esso ispirati, che continueranno a verificarsi in molte località nel mondo. L'attuale diminuzione di tali attacchi può non durare a lungo, probabilmente neppure sino alla fine del 2019», ammonisce il rapporto.

Senza contare le centinaia di militanti stranieri prigionieri che, nonostante le insistenze di Donald Trump, i Paesi occidentali non vogliono riprendersi, preferendo lasciarli nelle mani delle forze locali, anche nel timore di non poterli processare. E una delle principali preoccupazioni è proprio la radicalizzazione nelle prigioni dei «detenuti afflitti dalla povertà, dalla marginalizzazione, dalla frustrazione, dalla scarsa autostima e dalla violenza». Anche i programmi di deradicalizzazione «non si sono dimostrati efficaci... I combattenti più agguerriti restano pericolosi e continuano a porre una sfida sia dentro che fuori il sistema penale». C'è poi il problema delle centinaia di miliziani stranieri che, nonostante le insistenze di Trump, gli Stati occidentali non vogliono riprendersi preferendo lasciarli nelle mani delle forze locali, anche nel timore di non poterli processare. E quello delle migliaia di loro famigliari che vivono in campi sovraffollati in Siria.

L'Isis ha ancora accesso ad ingenti somme di denaro, tra i 50 e i 300 milioni di dollari proventi del Califfato, e sta usando la propaganda per mantenere la reputazione dell' organizzazione come 'brand' terrorista globale leader, il «Califfato virtuale». Secondo il rapporto al-Qaida rimane invece silente, con il capo Ayman al-Zawahiri in non buone condizioni di salute e il suo possibile erede, Hamza bin Laden, figlio di Osama bin Laden, ucciso stando a fonti Usa. Il rapporto analizza anche se l'Africa centrale, in particolare la parte orientale del Congo, stia diventando un nuovo polo di attrazione per gli affiliati all'Isis, ma le intelligence sono divise sulle dimensioni della minaccia.
 
Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Agosto 2019, 19:08
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