Risorse, ferrovie e strade: i nodi dello Spacca Italia

Risorse, ferrovie e strade: i nodi dello Spacca Italia

di Gianfranco Viesti
Pare che il governo non intenda accettare la regionalizzazione della scuola richiesta dalle regioni Lombardia e Veneto. Non verrebbero cioè concessi l'immediato trasferimento alle dipendenze della regione dei Dirigenti Scolastici e del personale degli Uffici Scolastici Regionali, la possibilità per i docenti e il personale tecnico-amministrativo di optare per lo stesso trasferimento e un reclutamento di nuovo personale solo attraverso concorsi regionali (con prospettive indefinite circa le possibilità di trasferimento verso altre regioni). Il tono dubitativo di queste affermazioni è dovuto all'assenza di qualsiasi testo scritto ufficiale: sin dall'inizio delle trattative fra governo e regioni la vicenda si è caratterizzata per una totale opacità; e per la segretezza, persino per i Parlamentari che stanno istruendo le questioni, dei termini precisi delle discussioni di merito. Così ad esempio non è dato di capire se il governo abbia invece accettato altre assai importanti richieste come quella di «potestà legislativa in materia di norme generali sull'istruzione», con riferimento alle funzioni del sistema educativo.

Dalle dure reazioni dei Presidenti di Lombardia e Veneto, però si coglie l'importanza del tema. Le richieste sull'istruzione sono una componente molto importante del loro progetto: per motivi culturali (impostare una scuola regionale), di potere politico (poter gestire il personale e i concorsi), e finanziari: la parte principale delle risorse finanziarie che essi vogliono acquisire è proprio legata al personale della scuola. Dalle stesse reazioni si coglie come fosse nelle aspettative dei due Presidenti un percorso rapido e senza ostacoli: come se rompere l'unitarietà della scuola pubblica italiana dopo 158 anni fosse una decisione minore, da prendere senza pensarci su e senza informare i cittadini.

Va dato atto ai rappresentanti politici del Movimento 5 Stelle di avere imposto una discussione più approfondita su temi così importanti per il futuro del paese, e di aver apparentemente ottenuto lo stralcio di queste richieste. Tuttavia la questione dello spacca-Italia è ben lungi dall'essere risolta. Nelle 68 pagine delle bozze informali di intesa fra stato e regioni che sono circolate nelle ultime settimane vi sono altri aspetti fondamentali. Si pensi alla pretesa di cancellare qualsiasi intervento di politica industriale nazionale, regionalizzando tutti i fondi per le imprese. Si pensi alla pretesa della Regione Veneto (ma simile è quella della Lombardia) di acquisire la proprietà di 18 linee ferroviarie, delle strade statali e delle autostrade, degli aeroporti: tutte opere realizzate con la fiscalità generale e la cui proprietà e i relativi proventi da concessioni, dovrebbero andare invece solo ad alcuni. Si pensi alla tutela e valorizzazione dei beni culturali, all'ambiente, alla previdenza integrativa, alla cassa integrazione, e a molto altro.

LA MOSSA
E' comprensibile che il Movimento 5 Stelle voglia comunque pervenire ad un accordo, avendo firmato un contratto di governo. Ma i contenuti di questo accordo possono ancora essere per quanto se ne sa ad oggi - estremamente negativi per l'Italia. Si pensi anche agli aspetti finanziari. Ad oggi, sono ancora presenti sul sito del Dipartimento per gli Affari regionali i testi concordati datati 25.2.2019. Come emerso da tantissime analisi, anche di organismi ufficiali, essi sono stati scritti con l'obiettivo di garantire alle tre regioni vantaggi finanziari rispetto alle altre.

Quegli articoli sono certamente da rivedere. E si pensi, soprattutto, al percorso attuativo: non è ancora chiaro se e come il Parlamento discuterà e delibererà sulla legge (prevista dalla Costituzione e basata sull'Intesa governo-regioni) che rappresenta il momento decisionale supremo. E non è ancora chiaro chi e come deciderà sugli aspetti attuativi successivi, che saranno decisivi per le ricadute concrete: ad oggi tutti i poteri sono ancora nelle mani di Commissioni Paritetiche Stato-regione, senza voce per le altre e senza controllo parlamentare. Il punto è che le richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono estreme: nei contenuti, per le risorse finanziarie, per gli aspetti procedurali. Per rivedere il regionalismo italiano, per assicurare piena soddisfazione dei diritti di cittadinanza di tutti i cittadini, e per assicurare finanziamenti equi e piena responsabilizzazione di chi amministra il denaro pubblico, conviene certamente abbandonarle, e ripartire da un diverso disegno.
Ultimo aggiornamento: Domenica 21 Luglio 2019, 13:38
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