Boato nella valle, esplodono 40 cariche di dinamite: la frana crolla a un metro dalle case
Era il 12 maggio quando i 17 abitanti del minuscolo borgo dell'Alpago, sede di un antichissimo mulino sul Tesa, sono stati costretti, in 15 minuti, ad abbandonare le loro case: la montagna che da sempre sovrasta il paese si era mossa sotto le nuove piogge, la goccia che dopo l'uragano Vaia aveva fatto traboccare il vaso. Massi enormi erano caduti sulla strada, a ridosso delle case. E subito si era detto che il paese bisognava ricostruirlo altrove. La frattura, sulla montagna, si allargava di un metro al giorno. Ma i 17 paesani di Schiucaz non hanno mollato, il sindaco di Alpago non ha mollato, la Regione non ha mollato. Ed è scattato un piano prima di allora impensabile: far crollare con la dinamite la testa della frana, la parte alta, dopo aver protetto le case con una teoria di conteiners. Il resto verrà asportato con mezzi meccanici. E se tutto va bene, il paese continuerà a vivere.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Giugno 2019, 17:53
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