Vasco Rossi a Milano: «Sul palco mi metto a nudo per gli emarginati, come ero io. E basta cavalcare la paura»

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di Rita Vecchio
Una fuga dalla realtà. Dal mondo che non piace. E dalla gente cattiva. È la promessa di Vasco Rossi che con il suo rock dimorerà allo stadio San Siro di Milano per 6 concerti, 1,2, 6,7, 11,12 giugno, un tutto esaurito praticamente da quando sono state rese note le date e un totale di 350mila spettatori. «Con la musica portiamo gioia, energia e consolazione. La vita non è facile, non è semplice e nemmeno divertente». Insomma, un Vasco Rossi riflessivo. Quello che si affaccia ai problemi di una società che traballa, agli esclusi, agli emarginati. È fin dall’inizio, da quando entra con gli immancabili occhiali specchiati, sorriso e tanta gentilezza allo stadio milanese, che mette in chiaro le intenzioni di quello che sarà il mood dei suoi live, iniziando con la canzone “Qui si fa la storia”. «La disperazione è già qui, oggi si cavalca la paura. E non è certo una bella storia. Vince chi la spara più grossa. Viviamo nell’epoca della guerra tra poveri».
 
 

Problemi in parte che ha subito pure Vasco Rossi: «mi ricordo quando mi sputavano per strada, mi consideravano un pericolo pubblico e le mie canzoni proibite, come fossero il male». È un po’ come se, dopo il Modena Park di due anni fa per i 40 di carriera, avesse aperto un nuovo capitolo. Con la sua musica, quindi. Anzi con il «punk rock, questo il taglio che voglio dare alla scaletta». Scaletta che - «scordatevi quella dell’anno scorso, perché è tutta diversa», dice - vuole condurre a emozioni forti». Scaletta «“dura” come sono i tempi, e “pura” come sono io». Non ci sono medley e né auto celebrazioni. Qui si fa la storia, Mi si escludeva, Buoni o cattivi, La verità, Quante volte. Si inizia così. Un totale di 29 canzoni, come 29 anni dal primo San Siro, “Fronte del Palco”, «cioè quando ci fu una sorta di rivoluzione copernicana: allora, solo le star straniere riempivano gli stadi», ricorda. Ci sarà anche “Vivere” che non fa dal 2011. Sei concerti in totale a Milano. Numero che sottolinea più volte perché non li ha mai fatti prima (il massimo era stato 4 con Vasco Live Kom nel 2011 e nel 2014). Dopo Milano, due date consecutive a Cagliari (il 18 e il 19 giugno): una “nave rock” brandizzata salperà da Genova e arriverà nel capoluogo sardo con il suo carico di 50 bilici per trasportare attrezzature, palco e fan. «Il concerto, il mare… una cosa tira l’altra, e credo che ci si divertirà molto. Peccato non possa essere io a bordo, anzi vorrei essere io alla guida».

E tra una chiacchiera e un’altra, il Komandante fa un passaggio dovuto quello sul secondary ticketing (chi organizza i suoi concerti è LiveNation, andata sotto riflettori proprio per il bagarinaggio online) «danno soprattutto per l’artista. Io vado sul palco solo per comunicare, divertire ed emozionarmi: per cui se si vendono bene, se no resto a casa. Il resto è acqua sul bagnato». Non manca di ricordare Massimo Riva, il suo chitarrista storico («era il mio Keith Richards»), di cui ricorre il ventesimo anniversario della morte: «Era un bella testa di cazzo, che ha vissuto come voleva e che è morto come voleva. La vera icona rock»

Con lui, in questa carrellata di concerti, Golinelli detto Il Gallo al basso che si alternerà con il "Torre”, Andrea Torresani.
E la sua band di sempre: da Stef Burns alla chitarra alla polistrumentista Beatrice Antonini. Mentre ad aprire, Jameson Burt, un musicista conosciuto a Los Angeles, città dove passa sempre di più il suo tempo. Perché «la celebrità è divertentissima all’inizio, ma poi diventa fastidiosa. E il vero lusso è riuscire ad andare in giro per le strade come una persona normale e non come se chi mi incontra pensa di vedere la “Madonna"». Ride e scherza. Un Vasco in ottima forma. Risponde pure sul divieto di vendere la marijuana («è una vergogna, come negli anni ’20 negli Stati Uniti la campagna falsa per demonizzare il mercato inventando luoghi comuni»), commentando il divieto della Cassazione a proposito della vendita di quella legale. «Non volevo parlare di droghe oggi - dice ridendo - vado a farmi una canna». Chiude così. Le prove lo aspettano. San Siro lo aspetta.

Ultimo aggiornamento: Sabato 1 Giugno 2019, 23:09
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