Pitt e Di Caprio infiammano Cannes: «Tarantino ci ha fatto diventare amici»
di Michela Greco
Il punto più sensibile è, senza dubbio, la gestione narrativa della questione incandescente intorno a cui ruota il film: l’omicidio di Sharon Tate (allora moglie di Roman Polanski) e dei suoi amici la notte dell’8 agosto 1969. «Credo che continuiamo a essere affascinati da quella vicenda perché è insondabile – ha commentato un accigliato Tarantino – Ho fatto molte ricerche in merito per capire come Charles Manson abbia potuto manipolare quei ragazzi, ma più informazioni raccoglievo, più la vicenda mi appariva oscura». Un “no” netto, senza possibilità di appello, è stata la risposta del regista a chi gli chiedeva se si fosse confrontato con Polanski mentre si accingeva a portare sullo schermo la sua tragedia. Più tardi, visibilmente innervosito, ha gelato una cronista che gli chiedeva conto delle poche battute di Margot Robbie nel film: «Rigetto la sua ipotesi», ha detto, mentre l’attrice stessa ha difeso il suo personaggio: «Credo che i momenti in cui ero sullo schermo abbiano reso omaggio a Sharon. Penso che quella tragedia e la perdita d’innocenza che rappresenta potesse essere mostrata molto bene anche senza parlare, senza molti dialoghi».
Altrettanta attenzione ha avuto poi la coppia d’oro Pitt-DiCaprio, una novità per il grande schermo: «Mentre preparavamo il film ci siamo conosciuti meglio - ha detto Pitt – il nostro è diventato un legame cinematografico, un sodalizio. Nel film siano complementari, anzi praticamente una sola persona». Un buddy movie dentro e fuori dal set, quindi, stando a quanto conferma anche il suo “socio” DiCaprio: «Io e Brad siamo della stessa generazione, questo film è una bellissima storia di amicizia ed è stato incredibilmente facile metterla in scena insieme».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Maggio 2019, 09:10
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