Ken Loach: «La politica oggi vuole una guerra tra poveri»

Ken Loach: «La politica oggi vuole una guerra tra poveri»

di Michela Greco
CANNES - Il suo nome è sinonimo di grande cinema e militanza politica. Sulla Croisette questo connubio, già due volte, ha significato per lui Palma d'Oro (con Il vento che accarezza l'erba e Io, Daniel Blake). Stessa sorte dei fratelli Dardenne, che tra qualche giorno proporranno il loro Le jeune Ahmed. Ken Loach torna in concorso a Cannes e prosegue il suo discorso in difesa degli ultimi con Sorry We Missed You, storia di una famiglia di Newcastle che vive con il coltello tra i denti per restare a galla.

Ma sull'eventualità di una terza Palma, il cineasta si schermisce subito: “I fulmini non cadono mai più di due volte nello stesso posto”. Dopo la drammatica odissea di Daniel Blake, Loach mette quindi a fuoco papà Ricky, che infila un lavoro precario dietro l'altro, e mamma Abby, che fa la badante. La loro fatica e il loro impegno, però, non bastano mai, e nella speranza di cambiare le cose decidono di comprare un furgoncino per mettersi in proprio e fare le consegne. Nonostante questo, la vita non diventa meno dura. "Questa situazione è intollerabile", risponde Loach a chi gli fa notare di lasciare poca speranza in dono allo spettatore. "I socialdemocratici promettono che le cose cambieranno, ma intanto si assiste all’ascesa della destra. In Italia avete la stessa situazione, la disuguaglianza tra i ricchi e i poveri fa crescere la rabbia. E’ ciò che ho provato a mostrare nel film: è più facile prendersela con chi è vulnerabile, con chi ha la pelle diversa, con gli immigrati, con i poveri”.

Ed è proprio tra gli indigenti che è nata l'idea alla base di Sorry We Missed You: "Mentre giravo Io, Daniel Blake ho passato diverso tempo tra i banchi alimentari e mi sono reso conto della condizione di precariato di molti lavoratori per cui era impossibile sfamare le famiglie. Quando io ero giovane chi aveva una professione la portava avanti per tutta la vita, oggi non è più così. E il paradosso è che sono gli stessi precari a sfruttarsi tra loro”. Di speranza, Loach ne conserva poca anche rispetto al potere del cinema di cambiare le cose: "La povertà è una disgrazia assoluta e una scelta politica - dice - Con i miei film punto a smuovere le coscienze, non certo a persuadere chi genera questa situazione". La stessa missione, probabilmente, che si sono dati altri due registi in gara sulla Croisette in questi primi giorni di Cannes 72, le cui opere hanno delle curiose parentele tra loro. Radicate in una realtà arcaica (nel caso del brasiliano Bacurau di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles) e proletaria (in quello del senegalese Atlantique di Mati Diop, prima regista nera a competere per la Palma d'oro nella storia del festival), le due storie esaltano il loro potenziale narrativo grazie alla fuga verso zone fantastiche, lontane dalla mera cronaca. Alla denuncia sociale sulla ferocia dei capitalisti stranieri e sui lavoratori sfruttati si mescolano toni soprannaturali e atmosfere western, producendo un effetto che ha del magico.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 17 Maggio 2019, 07:55
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