“Boys dont’ Cry” mostra dei migranti fotografi al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo fino al 19 maggio

“Boys dont’ Cry” mostra dei migranti fotografi al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo fino al 19 maggio

di Cristina Montagnaro
Lo sguardo intenso e occhi rivolti verso se stessi e al mondo. Sono questi gli autoritratti dei giovani migranti, che aprono il percorso della mostra fotografica “Boys don’t Cry”, curata da Ludovica Anzaldi, giovane fotografa romana che vive tra la Francia e l’Italia. La mostra è ospitata a Palermo fino al 19 maggio nel Centro Internazionale di fotografia, diretto da Letizia Battaglia. 5 artisti migranti si sono messi dietro la macchina fotografica e hanno iniziato a raccontare se stessi, anche attraverso video e disegni.
 
«L’obiettivo della mostra è l’integrazione attraverso il gioco, ci siamo molto divertiti, ci siamo conosciuti, abbiamo visitato la città, abbiamo imparato il nome della frutta che abbiamo utilizzato nelle foto». «Durante l’estate 2018 ho avuto la fortuna di poter fare un workshop di educazione all’immagine al centro d’accoglienza Onlus Asante di Palermo e quindi di poter lavorare e collaborare  con i ragazzi migranti ospiti del centro, che vanno dai 17 ai 23 anni – spiega Ludovica Anzaldi- Durante il tempo trascorso insieme abbiamo imparato a conoscerci e a raccontarci attraverso  diverse tecniche: disegno, fotografia e video. Questa mostra è frutto del tempo trascorso insieme tra il centro d’accoglienza di Via Monfenera e le nostre visite alla biennale d’arte contemporanea Manifesta 12».

Nel workshop ai ragazzi sono stati forniti gli strumenti creativi per imparare a costruire un lavoro foto/video e a comporre immagini per elaborare un loro racconto personale. In mostra sono esposti un corpus di fotografie a colori realizzate da Hamissa Dembélé, Mory Sangare, Fofana Abdoulaye, Buba Drammeh e Kaita Aboubacar con un Hasselblad 500 che ritraggono gli stessi ragazzi - o anche la loro assenza - utilizzando i pochissimi oggetti che possiedono: camicie, scarpe, le sedie delle loro camere, le riproduzioni dei dipinti nei corridoi del centro insieme a frutta e verdura acquistate nel vicino mercato di Ballarò.  E infine due video sempre realizzati dai giovani migranti che documentano le fasi del progetto.  Accompagnano il percorso espositivo anche una serie di disegni a colori di Hamissa Dembélé in cui il giovane autore maliano reinterpreta i set fotografici.
Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Aprile 2019, 17:04
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