Terremotato senza casa da vent'anni: sciopero della fame per sbloccare i lavori

Terremotato senza casa da vent'anni: sciopero della fame per sbloccare i lavori
Da oltre vent’anni, quasi 21, aspetta di riavere la sua casa: ma nonostante quel 9 settembre del 1998 sia ormai lontanissimo, lontana sembra anche la data del suo ritorno nell’abitazione, gravemente danneggiata dopo un terremoto. Accade nel sud della Basilicata e il protagonista della storia, suo malgrado, è Carmine Marotta: lui vive a Prato da anni con la sua famiglia (è padre di tre figli), ma la casa in questione era di sua mamma Serafina, che nel frattempo è morta.

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L’uomo, che ha ereditato la casa di famiglia ma non può usufruirne, per protestare contro le inadempienze ha iniziato il suo quarto sciopero della fame, racconta oggi Fanpage che cita il sito Basilicata 24. Dopo il terremoto la casa venne dichiarata inagibile e fu stabilito che necessitasse di lavori di ristrutturazione: chi ha svolto quei lavori però non lo ha fatto a regola d’arte, come lo stesso Carmine si è accorto dopo essserci rientrato, due anni fa.

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A 19 anni da quelle scosse infatti, a lavori terminati, l’uomo ottenne la revoca dell’inagibilità e potè rientrare nella casa di famiglia: peccato che però dopo poche settimane si accorse che i lavori erano stati eseguiti male, con tanto di infiltrazioni d’acqua da tetto, infissi ed impianto elettrico. Da quel momento in poi è una vera e propria Odissea: il primo tecnico, dopo alcuni sopralluoghi, si dimette dall’incarico, poi viene nominato un nuovo collaudatore che impiega diversi mesi per poi dichiarare nuovamente la casa inagibile.

Da sei mesi è tutto fermo: la ditta non interviene, l’umidità si infiltra nella casa rischiando di comprometterla definitivamente, e Carmine non ha avuto altra scelta che ricorrere ad una protesta estrema. «Non pensavo di arrivare a questo punto ma non ho scelta - ha detto a Basilicata 24 - affronto questa ultima protesta consapevole dei rischi, e per questo ho voluto rimanere a Prato dove le condizioni di sicurezza sono migliori».

La palla è passata all’amministratore condominiale, che deve sostituire l’impresa edile rimpiazzandola con altra impresa (i lavori sono stati pagati con soldi pubblici): «Non so cosa aspetta ancora», protesta l’uomo, che per diverso tempo ha dormito in macchina fuori dalla sua casa proprio per protestare. Già per ottenere i documenti in passato era dovuto ricorrere ad altri tre scioperi della fame, perché evidentemente le PEC non bastavano: ora Carmine spera che il quarto digiuno serva a sbloccare definitivamente la situazione.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 17 Aprile 2019, 18:51
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