La banda degli spaccaossa: gambe e braccia rotte per truffare assicurazioni, anche un morto. «Ti fai rompere di nuovo?»

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Gambe e braccia fratturate apposta per truffare le assicurazioni: una tecnica collaudata da parte di una banda criminale a Palermo. Un morto, il tunisino Hadry Yakoub, trovato senza vita in strada alla periferia del capoluogo, una banda 'spaccaossa', secondo quanto emerge dall'inchiesta con l'operazione Tantalo 2, che ha portato al fermo di 34 persone. C'è stata tensione al momento dell'uscita degli arrestati all'alba di oggi: alcuni parenti hanno tentato di forzare il cordone di sicurezza delle forze dell'ordine per avvicinarsi ai loro cari. Spintoni, pianti e grida. «Non preoccuparti, ci penso io a voi», una delle frasi pronunciate dagli arrestati mentre gli agenti lo portavano via.

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La morte del tunisino Yakoub, in un primo momento decretata come conseguenza di un incidente stradale, in realtà era stata determinata dalle fratture multiple procurate al tunisino da appartenenti all'associazione criminale al fine di inscenare un finto incidente. I responsabili non avevano poi esitato a fingere comunque che il tunisino fosse rimasto vittima di incidente stradale. A Yakoub sarebbero state somministrate dosi di crack, per evitare che si sottraesse alle lesioni. Con i soldi ottenuti la banda ha acquistato una Porsche e persino una barca. 

 

Le vittime compiacenti della truffa, come emerso dalle indagini della Polizia di Stato, venivano reclutate dai membri delle organizzazioni in luoghi frequentati «da soggetti ai margini della società». «Venivano, pertanto, individuati come congeniali ai fini dei gruppi criminali tossicodipendenti, persone con deficit mentali o affetti da dipendenza da alcool, e con grandi difficoltà economiche, attratti dalle promesse di facili e cospicui guadagni, mai corrisposti dall'organizzazione criminale», dicono gli inquirenti. Oltre 50 le vittime che, «con i loro racconti colmi di disperazione hanno consentito di avvalorare il quadro accusatorio nei confronti dei sodali dell'associazione criminale».

COLPITI CON CERCHI DI GHISA Le vittime venivano messe su un tavolo, immobilizzate con dei mattoni e poi colpite con dischi di ghisa o borse piene di mattoni in modo da fratturargli gli arti. Il tutto avveniva nella 'stanza degli orrori'. Nei minimi particolari gli inquirenti hanno ricostruito 76 episodi ma, sottolinea il capo della Squadra Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti, «i casi sono molti di più e l'inchiesta è molto più complessa». Le vittime hanno raccontato che in alcuni casi gli 'spaccaossa' fratturavano gli arti anche a sette persone a sera. Gli inquirenti hanno posto sotto sequestro il Betaland Cafe, un'agenzia scommesse all'Albergheria dove venivano praticate alcune delle fratture. 

IL LIBRO MASTRO Un libro 'mastro' in cui appuntare i nomi delle vittime, le fratture e i rimborsi da riconoscere. Nulla era lasciato al caso nell'organizzazione degli 'spaccaossa', la banda criminale, sgominata all'alba di oggi da un'operazione congiunta di Polizia e Guardia di finanza, che procurava fratture per poter ottenere rimborsi dalle assicurazioni. «Ci siamo occupati di alcuni soggetti che ricoprivano il ruolo di capo e promotori dell'attività anche per quanto riguarda il reclutamento delle vittime - ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Cosmo Virgilio, comandante del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo. Le indagini della Guardia di finanza si sono concentrate anche sui patrimoni accumulati dai capi dell'organizzazione. In particolare »uno di loro, Domenico Schillaci, aveva un bar molto noto 'Dolce Vità in via Brunelleschi, una Porsche e un gommone fuoribordo. Tutti beni che sono stati sequestrati d'urgenza«. Ad altri indagati, in particolare infermieri in servizio in alcuni ospedali di Palermo, sono stati sequestrati farmaci che dovevano essere utilizzati per le fratture.


GIRO D'AFFARI DA 1,6 MILIONI DI EURO  Supera 1,6 milioni di euro il giro di affari sgominato dagli investigatori nell'ambito dell'operazione 'Tantalo 2'. Olre ai casi in contestazioni, le indagini hanno accertato truffe o presunte tali per oltre 1,6 milioni di euro. Gli investigatori della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria palermitana mettono così un freno ai danni economici al Servizio Sanitario Nazionale ed alle casse dello Stato, con una serie di costi che si ripercuotono sulla collettività in considerazione delle forme agevolative e/o indennità dovute a chi riporta menomazioni e/o danni gravi e permanenti che impediranno di adempiere alle normali occupazioni giornaliere. Unitamente alle misure cautelari personali, «all'esito di complesse e articolate investigazioni economico-finanziarie, è stata ricostruita la capacità contributiva lecita dei soggetti aventi ruolo apicale in seno alle organizzazioni criminali, che risultava assai modesta rispetto all'effettivo tenore di vita condotta».

«L'ingiustificata sproporzione» è stata posta alla base di un ulteriore provvedimento di sequestro emesso d'urgenza dalla Procura della Repubblica di Palermo al quale si è dato corso e con il quale sono state sottoposte a sequestro tre società, tra le quali spiccano un bar e centro scommesse, un natante da diporto munito di due potenti motori fuoribordo, due autovetture, di cui una Porsche Macan, una moto di grossa cilindrata, nonché numerosi conti correnti bancari, polizze vita e liquidità per un valore complessivo di stima di oltre mezzo milione di euro.«


UNA VITTIMA ANCHE IN RIANIMAZIONE Una delle vittime della banda 'spaccaossa' finì anche in rianimazione, come rivela una intercettazione in cui la vittima racconta al suo interlocutore: «Ieri sono uscito dalla Rianimazione», dice. «Ma che stai dicendo?», gli risponde l'amico. «...e come, per scherzare? Tre giorni in Rianimazione sono stato. Hai capito o no?». «Ho capito». «Ho avuto una embolia polmonare, causata dal dolore». «Ho capito». 

Le indagini «hanno messo in luce uno spaccato criminale variegato, fatto di "reclutatori" che agganciavano le vittime tra le fasce più deboli della società; di "ideatori" che individuavano luoghi non vigilati da telecamere, veicoli per inscenare gli eventi e falsi testimoni; di "boia-spaccaossa" che procedevano alle materiali lesioni fisiche degli arti superiori ed inferiori (ai quali gli indagati si riferivano convenzionalmente come "primo piano e piano terra"); di "medici compiacenti" che vergavano perizie mediche di parte; di "centri fisioterapici" che attestavano cure alle vittime ma mai effettivamente somministrate; di strutture criminali più organizzate che acquistavano le "pratiche" mettendo al lavoro avvocati o sedicenti tali e studi di infortunistica stradale che gestivano poi il conseguente iter finalizzato al risarcimento».

Nel danaroso business illecito, i vertici dei vari gruppi criminali «mantenevano rapporti di mutua assistenza e solidarietà, prestandosi - vicendevolmente - i propri "boia-spaccaossa" a seconda della impellenza del momento: le strutture delinquenziali individuate - seppur autonomamente costituite, promosse ed organizzate - operano nello stesso "settore", senza interferire nei rispettivi affari ma dividendosi i proventi illeciti derivanti dai falsi sinistri stradali distintamente organizzati».
Altri gruppi criminali hanno invece mostrato una visione più strategica ed una vocazione marcatamente «imprenditoriale», preferendo acquistare il «pacchetto» delle menomazioni per poi gestire la pratica sino alla liquidazione del rimborso assicurativo.


LE INTERCETTAZIONI CHOC: "TI FAI ROMPERE DI NUOVO?" «Ti fai rompere di nuovo tu?... E vai a pagare centomila euro che dobbiamo sborsare noi», è una delle intercettazioni captate dagli inquirenti. La banda comprense anche un avvocato e diversi periti assicurativi e spaccava le ossa di gambe e braccia di persone indigenti, consenzienti, in cambio di poche centinaia di euro. In un'altra conversazione si sente: «Gli dici a tuo cognato che prepara duemila euro che io ho speso. O mi dà duemila euro o gli taglio la testa oggi, va bene?». E ancora: «Gli dici all'amico nostro, quello di Villa Sofia, che domani gli manda un'ambulanza per l'uscita...». «Domani è di uscita?». «Sì, domani mattina è di uscita». «Va beh». «E gli dici anche per la sedia a rotelle».

"HO TROVATO UNA COPPIA, 1.500 EURO" Gli organizzatori della truffa, come dimostra l'intercettazione allegata dagli inquirenti all'informativa, in quella occasione avevano trovato una coppia di fidanzati disposti a farsi rompere degli arti pur di avere 1.500 euro in cambio. «Siccome ne ho trovati due...». «Uh Uh! per quando?». «Sono due fidanzati... ci possiamo parlare pure oggi pomeriggio». «Dobbiamo stabilire il prezzo», dice uno dei due interlocutori. «Eh, sì. Che gli posso dire, come prezzo? 1.000 euro?». I due utilizzavano anche un linguaggio criptico per paura di essere scoperti. Così gli arti diventavano 'piano terra' o 'secondo piano'. «Il pian terreno gli dici... 1.000 euro».
«». «E, invece, se è il secondo piano gli puoi chiedere 500 euro». «1.500 euro per tutti e due»

CAPO SQUADRA MOBILE: "VITTIME PERSONE IN DIFFICOLTÀ" La maggior parte erano
«tossicodipendenti, persone con figli a carico o comunque quasi tutti soggetti in situazioni di indigenza e, in alcuni casi, anche con disturbi psichici», le parole del capo della Squadra Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti. «Venivano reclutati da queste squadrette di 'spaccaossa' - spiega - e portati in alcuni luoghi dove gli venivano fratturate le ossa. Poi partiva l'iter per la gestione della cosidetta vittima che, comunque, in un primo momento era consenziente». Un'organizzazione curata in ogni minimo dettaglio. «C'erano quelli deputati a fingere il sinistro, con finti autisti delle auto coinvolte e finti testimoni - continua Ruperti - e quelli che si occupavano della gestione della pratica con medici legali e avvocati, fino ad arrivare al pagamento del premio che quasi sempre non toccava alla parte che aveva subito il danno fisico».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Aprile 2019, 17:09
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