​Le patate cotte sono tossiche se non mangiate subito? Una fake news

Le patate cotte sono tossiche se non mangiate subito? Una fake news
Le patate possono essere tossiche? È una fake news. Nessuna paura di conservare le patate cotte in frigo, per consumarle successivamente. La convinzione che questi tuberi possano essere mangiati solo appena cotti perché altrimenti diventerebbero tossici è una bufala, come chiariscono gli esperti dell'Istituto superiore di sanità (Issalute.it) che smontano una fake news alimentare di vecchia data. L'origine della falsa credenza - spiegano gli esperti - probabilmente è dovuta al fatto che alle volte, dopo la cottura, le patate possono scurirsi. Il loro eventuale colore grigio-nero non ne cambia però sapore né valore nutrizionale. Questo fenomeno non avviene sempre ed è indipendente dal tipo di cottura: siano esse bollite, fritte o arrosto.


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Si tratta solo di una semplice reazione chimica di ossidazione: il ferro contenuto nelle patate reagisce con l'acido clorogenico, una sostanza che 'difende' le patate da microrganismi dannosi, ha proprietà antiossidanti e di regolazione metabolica, ed è contenuta nel caffè verde, in vari tipi di frutta, nelle melanzane e nei pomodori. In presenza di ossigeno si ossida conferendo alle patate la colorazione scura, forse sgradevole all'occhio del consumatore, ma assolutamente non pericolosa. Il contenuto di ferro presente nelle patate dipende dal terreno dove sono coltivate, mentre quello di acido clorogenico è determinato dalla varietà dell'ortaggio stesso. Altre sostanze presenti nelle patate, come ad esempio l'acido citrico, possono contribuire a farle diventare meno scure, ma il loro contenuto dipende dalle condizioni ambientali e di coltivazione. Per tutte queste variabili, non è sempre detto che le patate si anneriscano, specialmente se ben conservate dopo la cottura.



Più che alla porzione scura che si presenta a seguito della reazione di ossidazione, è ben più importante fare attenzione a dei fattori così detti antinutrizionali, come i glicoalcaloidi, che possono essere presenti in tutti i vegetali in quanto vengono prodotti dalla pianta stessa come meccanismo di protezione e difesa e che possono essere tossici per la saluta umana, specie se ingeriti in quantità eccessive. Nei tuberi, cioè nelle patate che mangiamo, si concentrano soprattutto nella buccia, in particolare, nei tuberi esposti al sole e in quelli vecchi, rugosi e con molti germogli. Le tecniche di cottura comuni, quali bollitura o microonde non sembrano apportare modifiche consistenti nella concentrazione di glicoalcaloidi, mentre la frittura, grazie alla elevata temperatura che si raggiunge durante la cottura, riesce a diminuirne la concentrazione.

L'unico modo sicuro per diminuire la quantità di queste sostanze tossiche è la rimozione della buccia dal tubero, sia sul prodotto crudo che dopo la cottura. Ad ogni modo, nelle varietà commerciali il contenuto di glicoalcaloidi riscontrato è inferiore ai limiti cautelativi fissati dalla commissione di esperti Fao. Le patate cotte 'avanzatè a tavola possono essere conservate e consumate successivamente, purché si seguono alcune regole: quando sono ancora crude, vanno tenute al buio e in luogo asciutto, e devono essere consumate prima che germoglino; una volta cotte, devono essere conservate in frigorifero stando attenti a non fare trascorrere troppi giorni prima di consumarle per evitare la crescita di microrganismi o batteri; per essere totalmente sicuri ed evitare rischi di tossicità, meglio togliere la buccia.
 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Marzo 2019, 20:43
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