Imane Fadil, l'esperto: «Metalli diffusi nell'ambiente: valori troppo bassi per averla uccisa»

Imane Fadil, l'esperto: «Metalli diffusi nell'ambiente: valori troppo bassi per averla uccisa»
Sempre più fitto il mistero sulla morte di Imane Fadil, la modella marocchina scomparsa qualche giorno fa e sul cui decesso sta indagando la Procura di Milano: la giovane, teste chiave del processo Ruby ter in cui è imputato l'ex premier Silvio Berlusconi, prima della morte ha infatti sostenuto, in alcune telefonate a suo fratello e al suo avvocato, di essere stata avvelenata. Particolare agghiacciante, su cui i pm stanno appunto indagando per capire le vere cause della morte della ragazza.

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Ma secondo Corrado Lodovico Galli, presidente della Società italiana di tossicologia e professore all'università di Milano, questa possibilità è molto remota. Cadmio, antimonio, cromo e molibdeno, tra i metalli pesanti nel corpo di Imane Fadil, possono infatti causare danni a concentrazioni alte, soprattutto nel lungo periodo, ha detto Galli (scettico sulla pista radioattiva) in un'intervista a Repubblica. L'organismo infatti fa molta fatica a espellerli una volta che sono entrati, «ma non sono pericolosi alle dosi riscontrate dalle analisi di Pavia».

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Come si fa a intossicarsi con quei quattro metalli? «Sono elementi della crosta terrestre.
Si trovano ovunque, nell'aria, nei cibi, nell'acqua, sgretolati nel terreno. Anche lei o io, se facessimo le analisi, mostreremmo dei valori significativi. Con il tempo possono accumularsi nell'organismo e, se raggiungono concentrazioni elevate, avere effetti tossici. A soffrire sono spesso reni, fegato e cervello. Ma è sempre la dose a fare il veleno. E con questi elementi servono dosi molto, ma molto alte».

 
 

Le dosi di Imane Fadil possono essere letali? «Non esiste questa possibilità - dice Galli - Le concentrazioni sono troppo basse e rientrano nella media della popolazione. Gli operai di determinate fonderie hanno livelli decine di volte superiori, e senza malattie». «Ogni elemento può avere una forma radioattiva che, decadendo, rilascia energia - spiega il tossicologo - Ma i quattro metalli citati hanno una radioattività difficile perfino da misurare. Niente a che vedere con la potenza del polonio del caso Litvinenko, milioni di volte più pericoloso. Il polonio però, a differenza di cadmio e simili, non si trova in giro naturalmente». 
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Marzo 2019, 11:19
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