Divorzio, cambia tutto: accordo alla Camera, ecco l’assegno a tempo
di Emilio Pucci
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LA SENTENZA
La Cassazione ha già rivisto il metodo per calcolare l’assegno di divorzio, con la sentenza 18287 dell’11 luglio scorso. «Secondo questa sentenza – sottolinea la nuova presidente grillina della Commissione giustizia della Camera, Businarolo – occorre considerare anche la durata del matrimonio. Viene sostenuto che l’assegno di divorzio ha natura assistenziale, compensativa e perequativa. Si rende indispensabile un intervento normativo come hanno confermato autorevolissimi esponenti del mondo accademico.
Manderemo il testo in Aula». Aperturista anche la Lega: «Il testo è ragionevole», dice il capogruppo Turri.
La proposta ricalca la legge approvata all’unanimità dalla Commissione Giustizia nella scorsa legislatura ma mai arrivata in Aula. Con tanto di dibattito parlamentare seguito alla sentenza della corte di appello di Milano che aveva ridotto drasticamente a Veronica Lario l’assegno di divorzio di mantenimento dovuto dall’ex marito, Berlusconi. Ora i partiti ci riprovano. «Anche se il tema – avverte l’azzurra Bartolozzi – è in qualche modo collegato al ddl Pillon sull’affido». La Morani non esclude invece di agganciare la sua proposta a quella sui patti prematrimoniali. «Con la legge che rivede i criteri per l’assegno divorzile si manda – sottolinea - un segnale di modernità nel diritto di famiglia».
I CRITERI
La proposta – si legge nel testo – «vuole fissare precise linee normative rispondenti all’esigenza di evitare, da un lato, che lo scioglimento del matrimonio sia causa di indebito arricchimento e, dall’altro, che sia causa di degrado esistenziale del coniuge economicamente debole». L’obiettivo principale è che «la corresponsione dell’aiuto economico» non dia luogo «a risultati iniqui». Il punto di partenza è il superamento del criterio del solo tenore di vita. Il tribunale dovrà valutare tra l’altro «le condizioni personali ed economiche in cui i coniugi vengono a trovarsi» a seguito della fine del matrimonio; il patrimonio e il reddito di entrambi; il contributo personale ed economico dato da ciascuno «alla conduzione familiare»; l’impegno di cura «di figli comuni minori, disabili o comunque non economicamente indipendenti», il comportamento complessivamente tenuto «da ciascuno in ordine al venir meno della comunione spirituale e materiale».
Una delle ipotesi è quella di un contributo una tantum («una somma capitale» secondo quanto previsto dall’articolo 270 del codice civile francese), ma la strada che sta ottenendo consensi bipartisan è quella di una «limitazione temporale» dell’assegno quando «una corresponsione a tempo indeterminato risulti ingiustificata». «Nel momento in cui l’ex coniuge ha la possibilità di avere un’altra entrata, come per esempio, la pensione o un lavoro, non si comprende perché debba continuare ad avere l’assegno», la tesi della deputata dem condivisa da M5S e Lega.
Ultimo aggiornamento: Domenica 17 Marzo 2019, 08:51
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