Sciopero clima, il figlio di Selvaggia Lucarelli voleva manifestare. Il dialogo con la mamma finisce così

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Oggi in tutto il mondo si è tenuto il Friday for Future, una manifestazione a favore del clima che ha coinvolto gli studenti sia in Italia che all'estero: anche negli Usa, in America Latina e in Australia. Decine di migliaia di ragazzi sono scesi in piazza da Milano a Torino, da Roma a Bari, da Bologna a Napoli. E la giornalista Selvaggia Lucarelli, sul suo profilo Facebook, ha dato la sua lettura della manifestazione e di come viene vista dagli studenti, non da giornalista ma da mamma di un ragazzino adolescente.

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«Ieri sera a tavola mio figlio ha buttato lì che oggi gli sarebbe piaciuto aderire alla marcia per il clima e, quindi, non andare a scuola. Gli ho risposto che mi piacciono le manifestazioni nelle piazze oggi più che mai, ma che non mi pareva di ricordare una sua domanda, una sua lettura, una sua preoccupazione sul tema dei cambiamenti climatici - scrive Selvaggia - Ha balbettato qualcosa e ha ripreso a mangiare dicendo che in effetti la cosa non gli è mai interessata troppo. Il pretesto per non andare a scuola è stato abortito così».
 
 

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Il problema però nasce quando il ragazzo si mostra eccessivamente pessimista verso le manifestazioni: «Poi però ha aggiunto una frase: “ma tanto poi mamma queste cose nelle piazze non servono a niente” - continua il post - Allora gli ho spiegato che questa è una scemenza, che la sua forse non è la generazione delle piazze perché oggi si protesta comodamente seduti mettendo una firma su change.org (che guadagna soldi dalla nostra indignazione), che si protesta tramite hashtag, che si protesta coi meme.
Che ieri invece tante grandi battaglie di civiltà si sono vinte nelle piazze
».

 

«Non credo abbia capito fino in fondo cosa gli stessi dicendo ma credo che un messaggio gli sia arrivato: credere in qualcosa è una cosa seria - conclude la Lucarelli - Non si bluffa su questo. Io non so quanti dei vostri figli fossero nelle piazze oggi, ma ho visto fiumi di ragazzi. Vederli era bello, quasi commovente, ma spero che quella valanga umana si traduca in azioni, impegno e convinzione, tutti i giorni».
 
 

«Sarebbe servito un microfono, oggi, per fare due domande e capire se davvero tutti fossero mossi da un interesse informato sul tema. E non per cogliere qualcuno in castagna. Ma per capire se la protesta sia emotiva o informata. Perché oggi di emotività ce n’è pure troppa. Sono lo lo studio, l’informazione, l’approfondimento dietro alle nostre proteste che mancano. L’educazione alla protesta informata e non all’indignazione da bar è -dovrebbe essere- uno dei temi del secolo. Oggi più che mai. Cominciamo coi nostri figli».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Marzo 2019, 16:00
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