La battaglia di Marco, 37 anni, contro la fibrosi cistica: «Io, più forte della malattia»

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Marco ha 37 anni e due grandi passioni: la Sampdoria e il blues. È innamorato della vita e della sua Nina con la quale è felicemente sposato da due anni. Filosofo per studio, creativo per professione, è oggi un uomo realizzato, anche grazie a due nuovi polmoni che hanno messo a tacere la fibrosi cistica, aprendo un capitolo nuovo della sua vita, che vive e rispetta come mai prima del trapianto. La vita che è più forte della malattia, è anche il tema del film "A un metro da te", in uscita il 21 marzo.

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Negli anni ’80 un bambino nato con questa malattia genetica aveva un’aspettativa di vita intorno ai 12-15 anni. La vita di Marco è una corsa in fuga dalle statistiche di sopravvivenza. Riesce a concedersi un’adolescenza normale, cadenzata da terapie e ricoveri in ospedale ma mai compromessa nei suoi aspetti più importanti: lo studio, gli amori e l’amicizia.
Dopo i trent’anni, però, la situazione precipita. La malattia ha silenziosamente danneggiato i suoi polmoni in modo grave e irreversibile. Il respiro, sempre più affannato, rende difficili gesti semplici come camminare in pianura. È difficile per lui assecondare l’ambizione che lo ha nel frattempo portato, da Genova, in quella Milano che è stata teatro delle sfide più difficili della sua vita.

In breve tempo l’insufficienza respiratoria grave lo costringe a dipendere da un respiratore ed entrare in lista di attesa urgente per il trapianto.
«Ero aggrappato ad un respiratore artificiale, cosciente di ciò che mi stava accadendo e delle ore contate che mi restavano. Nonostante ciò, mi sentivo in colpa a sperare nell’arrivo di quegli organi perché sapevo che dietro alla mia speranza si nascondeva la perdita di una persona e il dolore di una famiglia».

Qualcuno però, in maniera del tutto libera e spontanea, ha espresso la sua volontà di diventare donatore, una scelta che ha donato la vita a Marco il 4 giugno del 2013. Marco non conosce il suo donatore perché in Italia la legge garantisce l’anonimato ma, il 4 giugno di ogni anno, con quei polmoni nuovi nel petto e lo stesso cuore che pulsa di amore per la vita, festeggia la sua rinascita, pensando anche a chi, con quel gesto di disinteressata generosità, gli ha permesso di respirare.

In Italia il trapianto è considerato la migliore terapia per le gravi insufficienze d’organo come quella di Marco. 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Marzo 2019, 22:23
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