Paola, nata senza una gamba per una malattia rara: «Ero la bambina con la gamba di legno»

Il coraggio di Paola, nata senza una gamba: «Ho accettato la mia diversità e lo hanno fatto anche gli altri»

di James Perugia
Paola Buzzetti è una donna che vive la sua vita in modo normale, ma che ha una storia speciale. Quando è nata, a Roma, nel 1971, era diversa da tutte le altre bambine. Paola non aveva una gamba, e tutta la parte destra del suo corpo era menomata a causa di una malattia rara: l'atresia ano-rettale. Nella sua infanzia e, in particolare, durante l'adolescenza, ha passato momenti difficili. Fino a quando ha realizzato che la sua diversità non le stava togliendo qualcosa ma anzi, l'avrebbe arricchita: «In quel momento ho accettato me stessa, e così poi anche tutti gli altri hanno dovuto farlo». Paola ha raccontato la sua storia a Leggo.

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«Sono nata con questa malattia rara nel 1971, al tempo quasi sconosciuta - racconta - ho rischiato di morire dopo esser stata operata la prima volta, al bambin Gesù, ad 8 mesi. Ma poi ce l'ho fatta». Sin dall'infanzia Paola è stata sottoposta a numerosi interventi ma lei, dopotutto, si sentiva una bambina come le altre. «L’infanzia è stata abbastanza serena, ho messo la prima protesi 18 mesi. Per me che ero una bambina era come un gioco». Il primo periodo buio arriva alle scuole elementari.

«I bambini ti prendono in giro, è normale, ed io  ero la bambina con la gamba di legno». Negli anni '70, quando Paola ha frequentato le elementari, le strutture non erano attrezzate per i disabili, con barriere architettoniche ovunque. Ma ad essere impreparate ad accogliere bambini e bambine con disabilità non erano solo le strutture: «Le maestre a quel tempo mettevano tutto a tacere, non si parlava dei problemi e delle diversità, si faceva finta di niente ed io venivo buttata nella fossa dei leoni...I disabili erano invalidi e tali dovevano rimanere».

Il periodo più difficile per Paola arriva con l'adolescenza, come per tutti i ragazzi, ma per lei un po' di più. Ma è anche il momento in cui in scatta qualcosa: «Lì ho capito che la mia vita doveva andare avanti. Ho imparato ad accettare la mia diversità e così poi hanno dovuto accettarla anche tutti gli altri. Se si smette di combattere, si smette di vivere». E così Paola ha trovato anche l'amore. «Ci voleva una persona speciale per stare accanto a me, ed io l'ho trovata: ora è mio marito».

Paola ha lavorato in una comunità di recupero per ex tossicodipendenti come volontaria e oggi ha un’occupazione stabile. Vive in Umbria, in una casa su una collina che guarda il Lago Trasimeno con il marito, due cani, un gatto e qualche tartaruga. Ha raccontato in prima persona la sua storia in un libro: "Una ragazza in gamba", uscito per la collana “Le maree” di Ali&no editrice. Ed ora porta il suo libro e la sua storia nella scuole e negli incontri con il pubblico, in giro per l'Italia. Un libro di conforto per chi è nel tunnel della malattia, ma anche uno stimolo per tutti perché, come dice l'autrice: «La diversità non toglie e non dà nulla, non migliora e non peggiora, ma arricchisce chi ce l’ha e le persone che hanno accanto». 



 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Febbraio 2019, 13:34
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