Il mostruoso Megalodonte estinto per colpa dello squalo bianco

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di Remo Sabatini
Probabilmente è stato il più grande predatore marino mai apparso sulla faccia della Terra.
Poteva raggiungere e superare i 20 metri di lunghezza e pesare quanto uno yacht di medie dimensioni.
I suoi denti, giunti fino a noi, sono impressionanti. Grandi come una mano, sono la testimonianza che il Megalodonte è esistito veramente e nuotava pressochè in tutti i mari temperati del pianeta.
Super predatore per eccellenza, era in grado di cacciare qualsiasi animale e quell'alone di mistero che ancora lo accompagna, continua a renderlo protagonista di romanzi e pellicole fantasiose, così come di pubblicazioni scientifiche che cercano di fare piena luce sulla sua scomparsa, avvenuta milioni di anni fa.
Ed è proprio su quest'ultimo tema che il mondo scientifico, continua ad interrogarsi: se gli oceani, ancora oggi, riescono a sfamare giganti del mare come le balene, come è possibile che il megalodonte sia improvvisamente scomparso?
Al di là di certa filmografia che lo vorrebbe insaziabile, ghiotto divoratore di barche di varia misura, la verità è che non si molto della sua vera natura. Nemmeno la sua presunta parentela con l'odierno squalo bianco, sarebbe certa al cento per cento. E allora?

Si continua a studiare, utilizzando quei denti e ipotizzando catastrofi naturali come la stella esplosiva che avrebbe colpito la Terra, modificandola, milioni di anni fa. Oppure, come nel più recente studio, pubblicato su PeerJ, autorevole giornale scientifico, dando la "colpa" al suo cuginetto più piccolo che si affacciava in quel periodo nelle medesime acque, il grande squalo bianco.
Lo studio, suggerisce che i megalodonti potrebbero essere scomparsi circa 3,6 milioni di anni fa, ben un milione di anni prima di quanto si supponesse finora. I ricercatori, a sostegno dei questa tesi, hanno riesaminato i fossili rinvenuti in California e in Messico, dove hanno trovato prove che indicherebbero il rapporto di antagonismo tra il più grande degli squali e il nuovo arrivato. Più piccolo, certamente, ma più agile e adattatosi perfettamente alle temperature più diverse.

Siamo nel Miocene, la prima delle due epoche in cui è suddiviso il Neogene, e "i cambiamenti oceanografici, è spiegato nella pubblicazione, con la temperatura superficiale dei mari che variava raffreddandosi, potrebbe aver contribuito pesantemente alla vita del megalodonte. Di contro, la concorrenza con il grande squalo bianco, sviluppatosi durante il Pliocene, più attrezzato a tali cambiamenti e diffusosi in tutto il mondo, ne avrebbe favorito la scomparsa".
"Più che alla supernova che avrebbe impattato con il pianeta, ha detto Robert Boessenecker, professore al Charleston College, credo ci sia stato una specie di turnover faunistico con specie estinte ed altre apparse".
Altro elemento importante poi, quello che, nel Pliocene,  vedrebbe il megalodon incapace di regolare la propria temperatura corporea per adattarla al cambiamento in atto. Caratteristica fondamentale in quell'epoca, che balene e squali bianchi, erano riusciti ad adottare. 

Una sorta di handicap che, a quel punto e sommato ad altri fattori naturali, lo avrebbe fortemente penalizzato tanto da rendergli sempre più difficile anche la caccia. Fino alla sua progressiva e definitiva scomparsa. 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 18 Febbraio 2019, 15:12
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