Selfie primo documentario italiano alla Berlinale: applausi per la Napoli di Agostino Ferrente

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di Ilaria Ravarino
Ragazzi interrotti, cresciuti in quartieri dove “le istituzioni sono rappresentate solo dalle camionette dell’esercito”, dove “al posto di biblioteche e centri culturali ci sono motorini e sale da biliardo”, dove si può morire giovani: di droga, di rapine, di camorra. Eppure anche nei gironi degli inferni urbani - Scampia come le banlieu, Napoli come Parigi, New York, New Orleans - c’è chi ce la fa. “Sono pochi, ma sono miracoli. Sono ragazzi speciali”.

E’ l’altra faccia della cosiddetta “paranza dei bambini”, il massacro degli adolescenti di camorra raccontato da Roberto Saviano: la faccia pulita dell’adolescenza “regolare” che illumina il documentario Selfie di Agostino Ferrente (già autore de L’Orchestra di piazza Vittorio), presentato oggi con successo alla Berlinale nella sezione Panorama.

Al centro del film, girato integralmente in modalità selfie con un iPhone 7, la vita quotidiana di Alessandro e Pietro, 16 anni, cresciuti nel rione Traiano di Napoli e segnati dalla morte dell’amico Davide, ucciso “per errore” da un carabiniere. “Il selfie funziona come uno specchio. Invece di raccontare, come fa già la fiction, ciò vedono i loro occhi, ho scelto di raccontare il loro sguardo - ha detto Ferrente - Al centro della rappresentazione non ho messo la violenza e i palazzoni, ma i loro occhi. Non guardo la luna, ma il dito”.
Ultimo aggiornamento: Sabato 9 Febbraio 2019, 15:13
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