Sul Nanga Parbat con Daniele Nardi, l’alpinista himalayano più famoso del Lazio

Sul Nanga Parbat con Daniele Nardi, l’alpinista himalayano più famoso del Lazio

di Stefano Ardito
L’alpinista himalayano più famoso del Lazio è tornato nel gelo dell’Himalaya. Per la quinta volta in sette anni Daniele Nardi, 42 anni, nato a Sezze ma residente a Latina, ha scelto di trascorrere l’inverno sui pendii del Nanga Parbat, la nona montagna del mondo, che raggiunge gli 8125 metri di quota. La sua avventura, oltre che sulla pagina Facebook e sul blog di Nardi, viene raccontata su Italia 1 da Le Iene.
 
 

Una decina di anni fa Daniele, oltre all’Everest e al K2, ha raggiunto la vetta del Nanga Parbat in condizioni estive. Poi ha scelto l’inverno, quando le temperature ai 4000 metri del campo-base scendono fino a 30 o 40 gradi sotto zero. Più in alto, è il vento gelido a creare un ambiente dove ogni passo è una sfida.

Nel 2016, quando era alla sua terza spedizione invernale, Nardi avrebbe potuto coronare il suo sogno sulla cima. Invece, dopo una discussione al campo-base, si è allontanato dal team di Simone Moro, Alex Txikon, Ali Sadpara e Tamara Lunger, che ha compiuto la prima invernale del Nanga Parbat.
Ma la passione dell’alpinista laziale per le alte quote in veste invernale non si è spenta. Lo scorso 21 dicembre, primo giorno dell’inverno ufficiale, si è incamminato verso il campo-base del Nanga Parbat insieme al fortissimo inglese Tom Ballard e ai pakistani Rahmat Ullah Baig e Karim Hayyat.

La spedizione, sul versante di Diamir della montagna, punta a salire d’inverno una via che non è mai stata percorsa in estate. Lo Sperone Mummery, una magnifica prua di roccia e ghiaccio che sale da 5700 a 6900 metri di quota, deve il suo nome all’inglese Albert F. Mummery, che ha tentato di percorrerla nel 1895, ma è stato ucciso da una valanga insieme a due portatori nepalesi.

Daniele Nardi ha tentato di salire da lì nell’inverno 2013-‘14 insieme alla francese Elisabeth Révol, e nell’inverno successivo ha compiuto un pericoloso tentativo da solo. Nelle scorse settimane, insieme ai suoi tre nuovi compagni, l’alpinista di Sezze ha raggiunto i 5700 metri della base dello Sperone. Poi il tempo è peggiorato, e il team è tornato al campo-base.

Il maltempo che ha investito l’Himalaya e il Karakorum blocca in questi giorni anche la spedizione di Simone Moro e Pemba Gyalje Sherpa agli 8163 metri del Manaslu, e i due team (uno russo-kazako, l’altro spagnolo) impegnati sugli 8611 metri del K2, l’unico “ottomila” che non è ancora stato raggiunto d’inverno.
Al ritorno del bel tempo, nonostante le temperature polari, tutti gli alpinisti ripartiranno verso l’alto. “Il mio sogno è aprire una via nuova d’inverno su una montagna di 8000 metri” spiega Daniele Nardi dal campo-base del Nanga. Il mio primo obiettivo è lo Sperone Mummery, che termina a quota 6900. “Poi certo, se il meteo e le nostre condizioni lo permetteranno, cercherò di continuare fino alla vetta”.
Ultimo aggiornamento: Sabato 26 Gennaio 2019, 10:30
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