Non solo Marte e Saturno, per capire l'evoluzione della Terra bisognerà studiare Venere

Non solo Marte e Saturno, per capire l'evoluzione della Terra bisognerà studiare Venere

di Enzo Vitale
Qui sulla Terra incombeva una catastrofe apocalittica. I dinosauri, la razza che fino a quel momento aveva dominato il pianeta, si sta-va estinguendo a causa dell’impatto di una cometa o di un asteroide. Trentacinque milioni di anni prima, a oltre un miliardo di chilometri nello spazio, un’altra terribile collisione tra una luna di Saturno e una cometa aveva dato origine ai famosi e tanto decantati anelli.
Cento milioni di anni, questa l’età stimata degli anelli di Saturno che è stata stabilita grazie ad uno studio tutto made in Italy coordinato dal professor Luciano Iess del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale della Sapienza di Roma.

L'INTERVISTA
Professor Iess Saturno ha circa 4,5 miliardi di anni, i suoi anelli un’età di 100 milioni, ma co me è possibile?
«Ora che sappiamo che gli anelli sono molto più giovani di Satur- no, occorre cercare l’evento che li ha formati. Tra le cause anche lo smembramento di una picco la luna o di un oggetto ghiaccia to, noto come Centauro, per effetto delle forze di marea esercitate da Saturno. Tutto questo ci dice che eventi catastrofici continuano ad avvenire nel Sistema solare».

I due giganti gassosi del Sistema solare, così simili ma così diversi: quali le differenze più evidenti tra i due?
«Nonostante entrambi abbiano la stessa composizione chimica, fatta prevalentemente da idrogeno ed elio, la massa di Saturno è tre volte inferiore a quella di Giove. Quando abbiamo confrontato i dati provenienti da Cassini con quelli ottenuti qualche mese prima dalla sonda Juno in orbita attorno a Giove, siamo rimasti sorpresi. I dettagli fini della forza di gravità esercitata dai due pianeti rivela che i venti osservati nella parte più alta delle atmosfere dei due pianeti continuano a profondità molto maggiori su Saturno che su Giove: 9 mila chilometri contro i 2 mila. Anche la quantità di elementi pesanti che formano il nucleo dei due pianeti è maggiore a Saturno che non a Giove».

Perché proprio voi della Sapienza avete avuto il compito di analizzare i dati inviati dalla sonda Cassini?
«Queste misure richiedono l’utilizzo dei metodi della navigazione spaziale, che sono tradizional- mente parte dell’ingegneria. Nella mia università c’è una lunga tradizione in questo campo».

Quali, invece, i fattori che hanno determinato questa vostra scoperta?
«Diciamo che sono molti. In primis l’entusiasmo e la bravura dei miei giovani collaboratori. Il supporto dell’università e, in misura ancora maggiore, l’ausilio fornitoci dall’Agenzia Spaziale Italiana, che ha ci permesso di lavorare su missioni così straordinarie, è stato essenziale».

(Il professor Luciano Iess de La Sapienza)


È vero che nell’89 lei stesso inviò una proposta alla Nasa, di cosa si trattava?
«Sì. E’ stata la mia prima proposta di ricerca, e sono stato fortunato ad essere selezionato come membro del team scientifico di una missione così straordinaria come Cassini. In realtà avevo proposto di cercare onde gravitazionali utilizzando il sistema di telecomunicazioni e navigazione della sonda, qualcosa di molto diverso da quello di cui mi sono occupato in questi ultimi anni. Ma i metodi rimangono gli stessi».

So che è stato nominato, unico italiano a farne parte, nella Cosmic Vision 2050, quali le diret- trici e quali missioni spaziali per i prossimi 20-30 anni?
«Il nome del comitato è ancora provvisorio. Nell’Agenzia Spaziale Europea conta l’appartenenza ad un’istituzione scientifica, non il passaporto. Sono l’unico membro non ex officio appartenente ad un’istituzione scientifica italiana. Ma dovremmo perdere l’abitudine di guardare ai passaporti. Nella comunità scientifica sono altre le cose che contano. In ogni caso ci riuniremo in Olanda proprio per discutere di questo. In circa un anno di incontri dovrebbe essere realizzato il piano d’intenti europeo per l’esplorazione dello spazio».

Tornando a giganti gassosi ma di dimensioni minori, c’è niente in direzione di Urano e Nettuno?
«I giganti ghiacciati sono oggetti affascinanti di cui sappiamo molto poco. Sia la Nasa che l’Agenzia Spaziale Europea stanno studiando missioni verso i pianeti più esterni del sistema solare. Spero che vengano realizzate presto, anche perchè raggiungerli richiede molto tempo».


(La superficie di Venere con il Sapas Mons visualizzato al centro di questa vista prospettica tridimensionale in una immagine elaborata dalla Nasa)


Ritiene più importante occuparsi di Venere o di Marte?
«Il pianeta Rosso è di straordinario interesse, soprattutto legato alla presenza certa di acqua nel passato. Ma è invece Venere, per molti aspetti, il pianeta gemello della Terra. Sono stato sempre affascinato dalle cause che hanno fatto sì che due pianeti cosi simili siano evoluti in maniera così differente. Dell’interno di Venere sappiamo ancora molto poco. Se vogliamo capire meglio la formazione ed evoluzione della Terra, dobbiamo cercare su Venere, non su Marte. Ciò che rende interessante il Sistema solare è la diversità dei suoi ambienti, un po’ come succede sulla Terra. E da questo punto di vista, ogni pianeta merita di essere studiato a fondo».

Crede che in futuro prossimo ci possa essere un’Agenzia spaziale mondiale ?
«Sarebbe una proposta molto in- teressante, ma non ne vedo le condizioni, per il momento al- meno. Ricordiamoci che l’esplo- razione dello spazio è stata l’oc- casione naturale per collabora- zioni internazionali. Ha sempre favorito la distensione e la pace mondiale. Le attività di sorve- glianza spaziale sono invece es- senziali, in ogni caso dovremo fa- re di tutto per impedire che pro- prio lo spazio si trasformi in un potenziale terreno di battaglia».

*  Nella foto principale i  giovani collaboratori del team del professor Luciano Iess sulla terrazza del chiostro della facoltà di Ingegneria: da sinistra a destra sono Ivan Di stefano, Anne Hickey, Gael Cascioli, Fabrizio De Marchi, Paolo Cappuccio, Mauro Di Benedetto, Daniele Durante, Paolo Racioppa, il professor Luciano Iess, Antonio Genova e Andrea Di Ruscio.


enzo.vitale@ilmessaggero.it

 
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Gennaio 2019, 14:19
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