L'Italia non riesce più a vincere: con l'Ucraina finisce 1-1

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dal nostro inviato GENOVA Mancini non riesce proprio a curare il mal di gol della Nazionale. Che, anche nell'amichevole di Marassi contro l'Ucraina, fa cilecca: 1-1. L'attacco delude pure con la nuova formula, il tridente senza centravanti, con Insigne falso nove che spara a salve verso Pyatov. Nemmeno Bernardeschi e Chiesa sono ispirati. Proprio il portiere dell'Ucraina e dello Shakhtar Donetsk permette agli azzurri di passare in vantaggio all'inizio della ripresa: autorete, goffa e inaspettata, sul sinistro di Bernardeschi che sarebbe finito fuori dello specchio. L'esperimento del ct dura meno di un'ora: Immobile aspetta solo di entrare in campo proprio per Bernardeschi ed entra subito dopo il momentaneo vantaggio conquistato dai compagni. In poco più di 5 minuti il pari Malinovskyi che poi colpisce anche la traversa per il possibile sorpasso. Il pubblico di Marassi, dopo il lungo applauso che coinvolge ovviamente i giocatori in campo al minuto 43 con lo stop della partita (60 secondi) per ricordare la tragedia del 14 agosto, fischia gli azzurri che sono spigliati solo fino alla metà del primo tempo.
 


SENZA EFFICACIA
Domenica a Chorzov, contro la Polonia, l'Italia è attesa da una gara da dentro o fuori: c'è il rischio di finire nella Lega B di Nations League e di non essere, nel sorteggio del 2dicembre a Dublino, tra le teste di serie nelle qualificazioni per Euro 2020. Mancini, solo 1 successo (contro l'Arabia Saudita) nei 6 match della sua éra, dovrà riaffidarsi al tridente più tradizionale, con Immobile, tra l'altro l'unica prima punta tra gli attuali convocati, a fare il centravanti. Sui lati di sicuro Bernardeschi e uno tra Insigne, mai pericoloso e oscurato nel ruolo che è comunque inedito, e Chiesa, entrambi però deludenti nel 4-3-3 riproposto contro l'Ucraina di Shevchenko.

FISICAMENTE IN CRESCITA
La Nazionale, solo 8 gol in 12 partite (e in 12 mesi), almeno ritrova la condizione atletica.
E l'agonismo, sempre da controllare, di Verratti. Più il dinamismo del debuttante Barella (nel finale esordio anche per Piccini, il 10° con questo ct). Jorginho, però, non alza il ritmo e l'Italia va ad intermittenza e rischia pure il ko. Bonucci, all'inizio e alla fine del match, è l'azzurro più pericoloso. Meglio che niente.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Ottobre 2018, 00:25

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