La pet therapy arriva in ospedale, cani e gatti vicini ai loro padroni
di Paolo Travisi
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Il progetto, voluto dall’assessore Luca Barberini, permetterà a cani e gatti di stare vicino ai loro padroni, proprio come familiari ed amici più stretti. Ovviamente gli animali dovranno rispettare le normative di igiene e di sicurezza, e l’accesso non sarà consentito in tutti i reparti, ma l’iniziativa potrebbe essere seguita anche da altre regioni italiane. “L’ingresso – ha precisato l’assessore - potrà avvenire in aree riservate, in determinati orari, su richiesta dei pazienti, con tutte le accortezze del caso”. Per esempio, gli amici a quattro zampe, dovranno essere in salute e vaccinati.
L'assessore umbro è convinto della bontà del progetto, che "valorizza il ruolo sociale degli animali di affezione nella vita quotidiana della comunità e delle singole persone, per contribuire a supportare il percorso di cura e di guarigione dei padroni ricoverati". L'affetto, la vicinanza e il calore che trasmettono - ha aggiunto - possono contribuire a rassicurare chi si trova in un momento di fragilità, in particolare anziani e bambini".
Il primo medico dell'era contemporanea a credere nei benefici della pet therapy, fu lo psichiatra infantile Boris Levenson che nel 1953 fece degli studi sull'uomo che si prendeva cura di un animale, constatando che disturbi, come l'ansia, lo stress e la depressione, venivano mitigati dalla vicinanza fisica di un animale. Le sue ricerche culminarono nella pubblicazione di un libro, The Dog as Co-Therapist, in cui per la prima volta si fece riferimento al termine Pet Therapy.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 8 Ottobre 2018, 18:17
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