Rapina Lanciano, la donna sequestrata: «Urlavano e mi hanno tagliato l’orecchio, ma li perdono»
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Un tenero bacio, e le mani che accennano ad una carezza. Si vedono in mattinata. E’ lei, Niva Bazzan, ex infermiera, che arriva, in carrozzella, in Chirurgia, dove è ricoverato il marito, Carlo Martelli, chirurgo in pensione. I coniugi vittime della terribile rapina subita nella loro villa hanno gli occhi ancora pieni di terrore. Prima di farla scendere dall’Utic, Unità coronarica, vengono fatti sgomberare i corridoi dell’ospedale Renzetti di Lanciano. Perché lei non vuole incontrare alcuno, neppure le amiche, che la cercano. È sconvolta. Basta sfiorarla perché sobbalzi, ma trova un filo di voce per ricordare quanto è accaduto a lei e al marito.
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Signora Niva, si è accorta della presenza dei malviventi in casa?
«No. Stavo dormendo nella mia camera, quando sono stata svegliata a ceffoni. Poi mi hanno scaraventata a terra».
E poi cosa è successo?
«Mi hanno legata e mi hanno messo dello schotch sulla bocca. E subito mi hanno trascinata nella camera dove c’era mio marito. Lui aveva le mani e i piedi legati con il cavo del computer».
Cosa ricorda dell’aggressione, si è resa conto di quanto stava accadendo in casa?
«Ci dicevano “vi facciamo a pezzettini se non ci dite dov’è la cassaforte”, e ho visto il volto di Carlo pieno di lividi. E continuavano a prenderlo a pugni in faccia, perché lui diceva che la cassaforte in casa non c’era. Poi se la sono presa con me: ricordo che non ho sentito dolore mentre mi tagliavano un pezzo dell’orecchio destro. Anche perché mi stavano strappando lo scotch dalla bocca».