Papa Francesco in Sicilia: «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi»

Papa Francesco in Sicilia: «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi»

di Franca Giansoldati
Palermo – «Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore». Papa Francesco torna a Palermo per un viaggio breve, brevissimo ma destinato a entrare nel cammino della Chiesa siciliana per rafforzarla e  spronarla a scrollarsi di dosso ogni tipo di legame con la mafia. Perchè malgrado tanti appelli e il lavoro immenso della stragrande parte dei parroci e dei vescovi per la legalità, la tentazione di una certa contiguità con il potere dei clan resta nel sottofondo. La mafia è qualcosa di profondamente radicato nella cultura popolare siciliana che spesso si nutre anche di simboli religiosi. Papa Francesco vuole recidere ogni filo e per farlo ha deciso di celebrare il sacerdote simbolo della lotta a Cosa Nostra, padre Pino Puglisi, ucciso da un commando mafioso 25 anni fa, perchè sottraeva i bambini al controllo delle famiglie mafiose, li aiutava a capire il bene e il male, a crescere nella legalità, frequentando la parrocchia di Brancaccio e il centro Padre Nostro.

L’arrivo del Papa è previsto per le 10.45 ma prima ha fatto una tappa nella diocesi di Piazza Armerina, in provincia di Enna, una zona piuttosto povera e dall'alto tasso mafioso. Quattro famiglie su dieci vivono in povertà. Il vescovo tempo fa gli aveva chiesto di andare a trovare la comunità cattolica e Francesco lo ha ascoltato. Alle ore 9 infatti è previsto un incontro coin i fedeli in piazza Europa a Piazza Armerina, dove è stato accolto dal vescovo, monsignor Rosario Gisana, dal sindaco Antonino Cammarata e dal prefetto di Enna Maria Antonietta Cerniglia. Poi di seguito il decollo con l'elicottero verso Palermo dove lo aspettano l’arcivescovo della città, monsignor Corrado Lorefice, il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, il sindaco Leoluca Orlando e il prefetto Antonella De Miro.

Ai siciliani di Piazza Armerina ha ricordato tante piaghe sociali. «Esse hanno un nome: sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari. Di fronte a tanta sofferenza, la comunità ecclesiale può apparire, a volte, spaesata e stanca; a volte invece, grazie a Dio, è vivace e profetica, mentre ricerca nuovi modi di annunciare e offrire misericordia soprattutto ai fratelli caduti nella disaffezione, nella diffidenza, nella crisi della fede».

Per il Papa considerare le piaghe della società e della Chiesa non è un’azione «denigratoria e pessimistica». Semmai serve a «dare concretezza alla fede, dobbiamo imparare a riconoscere in queste sofferenze umane le stesse piaghe del Signore». 

La prima tappa della visita di Francesco  a Palermo è al Foro Italico, per la messa in ricordo dei 25 anni della morte del beato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993 per il suo impegno pastorale e civile con i ragazzi del quartiere periferico di Brancaccio. Il pranzo del Papa è organizzato alla Missione Speranza e Carità di Fratel Biagio che accoglie oltre mille persone tra gli emarginati di Palermo. Nel pomeriggio la visita ai luoghi di don Pino Puglisi, la chiesa di San Gaetano, dove è stato parroco e la sua casa, luogo del martirio, oggi ricordato con una targa sul marciapiede.




 
Ultimo aggiornamento: Sabato 15 Settembre 2018, 13:59
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