Gasol, campione Nba eroe tra i migranti in mare: «Ecco come ho salvato Josephine»

Gasol, campione Nba eroe tra i migranti in mare: «Ecco come ho salvato Josephine»

di Romolo Buffoni
Per recuperare palloni sotto canestro lo pagano una fortuna: 20 milioni di dollari l’anno. Per ripescare vite che il mare sta portandosi via gli danno, al massimo, una pacca sulla spalla. Lui è Marc che di cognome fa Gasol, ragazzo spagnolo di 33 anni, che di professione fa il giocatore di basket: centro dei Memphis Grizzlies, nella dorata Nba americana. La “normalità” è LeBron James, neo stella dei Los Angeles Lakers, sbarcato a Capri qualche settimana fa per godersi le vacanze. Lui, Marc, da due anni si imbarca con la Ong Open Arms nel Mediterraneo a ripescare dalla morte i disperati dei gommoni. Martedì Gasol era sull’imbarcazione che ha soccorso una migrante, Josephine, naufragata al largo della Libia.

Il satellitare squilla: «Pronto, qui è l’Astral chi parla?». «Sono un giornalista, vorrei parlare con Marc Gasol. È possibile?». «Sì, glielo passo». Così, semplicemente. Non c’è attesa musicale. Sono lo sciabordio delle onde e le voci dei marinai a scandire l’attesa. «Hola», eccolo il campione eroe.

Buongiorno Gasol. Congratulazioni per il salvataggio di ieri (martedì). Dove siete ora?
«Siamo al largo della Sicilia. La nostra missione non è ancora conclusa».

Josephine come sta?
«Beve e mangia un po’ oggi. È stabile, ma il dottore dice che deve essere ricoverata. Ha bisogno di sbarcare e di essere curata in un ospedale».

Ma perché uno ricco e famoso come lei è lì?
«Perché io credo che possiamo fermare questa situazione, questa tragedia umanitaria e salvare delle vite, ognuno facendo la sua parte. Voglio solo dare il mio aiuto».



In Italia in questo periodo ci sono polemiche per la decisione del Governo di contrastare l’immigrazione chiudendo i porti. Lei cosa ne pensa?
«Non voglio entrare nel merito della politica italiana. Dico solo che nessun essere umano può restare indifferente nel veder morire la gente annegata. Se c’è malaffare intorno all’immigrazione deve essere fermato. Ma credo anche che queste persone lasciano le loro case, imbarcandosi, perché sono disperate. Questa è la loro ultima chance. E credo che vadano aiutate».

I suoi compagni di squadra o colleghi giocatori cosa ne pensano? Qualcun altro è volontario come lei?
«Non sono in contatto con i miei compagni di basket. La mia squadra adesso è qui sull’Astral. Ora il mio lavoro è qui. È una cosa mia, intima, che riguarda me e la mia famiglia».

A proposito, suo fratello Pau (cinque anni più grande e anch’egli star della Nba) che ne pensa?
«Lui mi supporta in questa mia volontà. Desidera solo che io non corra rischi».

Quando tornerà a Memphis per giocare?
«A metà settembre con l’inizio della preparazione. Ma ora il mio lavoro è qui, con i volontari di Open Arms».

Il prossimo anno s’imbarcherà ancora?
«Lo spero».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 19 Luglio 2018, 14:18
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