Buffon choc: «Ebbi un attacco di panico prima di una partita». E fu salvato da una parata

Buffon choc: «Ebbi un attacco di panico prima di una partita». E fu salvato da una parata

di Domenico Zurlo
Anche i grandi campioni possono avere le proprie debolezze, e a dimostrarlo c’è il più grande di tutti, quello che per molti nel suo ruolo è stato il più forte di sempre. Parliamo di Gianluigi Buffon, il cui destino è ancora avvolto dal mistero (si ritirerà? Farà il dirigente alla Juve? Andrà al PSG per inseguire la Champions?), che si è aperto al giornalista Alessandro Alciato nel libro Demoni, che uscirà presto e che ripercorre la vita dell’ormai ex capitano della Juve.

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In un passo del libro, Buffon racconta di quando, nel 2004, soffriva di depressione, e prende ad esempio un episodio in particolare: un attacco di panico prima di una partita al Delle Alpi di Torino, contro la Reggina. «Sentivo il buio prima che il buio arrivasse per davvero. Peggiorava il corpo, peggiorava la mente, quello stato di me così arrendevole, che non conoscevo, mi accompagnava nel baratro di mille domande. Cosa sta accadendo? Perché proprio a me? Ma non sono bello, ricco e famoso?», le parole di Gigi. «Non potrò mai scordare una sfida di campionato contro la Reggina, in casa».

Cosa successe quel giorno, il 15 febbraio 2004? «Prima della partita, durante la fase di riscaldamento, mi è venuto un fortissimo attacco di panico. Davanti a tutti. Nessuno si accorgeva di niente e questo mi faceva sentire ancora più solo. (....) Il cuore batteva a mille, il respiro diventava sempre più affannoso, pensavo di morire, pur sapendo che non sarebbe accaduto. (...)». «Lì, in quel preciso momento, devo dire che sono stato bravo, perché con quel poco di lucidità che mi rimaneva sono riuscito a scavare nelle mie risorse migliori, quelle dell' orgoglio, dell' amor proprio e dell' amore verso il lavoro
».

In quel momento la decisione giusta è quella di non abbandonarsi alla paura e di giocare comunque, ignorando l'attacco di panico o almeno cercando di farlo: quanto di più difficile per chi ha sofferto di questo tipo di disturbi
«Con quel briciolo di razionalità, trascorsi i fatidici cinque minuti, mi sono detto: "Se molli adesso e scegli la scorciatoia, scegli di non giocare, lo farai ogni volta che sarai in difficoltà (...).
Mi sono reso subito protagonista di una parata importantissima su Cozza, quando il risultato era ancora fermo sullo 0-0. Alla fine abbiamo vinto noi, 1-0. Quella parata ha rappresentato per me una scossa clamorosa, ha funzionato da elettroshock».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 31 Maggio 2018, 22:13

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