Soft trekking in Nepal: dalla Valle delle meraviglie ai villaggi dell’Annapurna

Soft trekking in Nepal: dalla Valle delle meraviglie ai villaggi dell’Annapurna

di Sabrina Quartieri
Insolite guide di montagna con la voce melodiosa di un usignolo; poderosi portatori di peso, gentili e sorridenti; ma anche ponti tibetani sospesi, dalle altezze vertiginose; bandierine di preghiera colorate mosse dal vento e, a dominare su tutto, grandi massi di roccia: siamo in Nepal, anche detto il “tetto del mondo”, perché il Paese asiatico stretto tra l’India e la Cina (precisamente la regione del Tibet) ospita otto delle cime più alte del Pianeta. Come l’Everest, lungo il confine settentrionale, che con i suoi 8.848 metri, vanta il primato di vetta più elevata della Terra. Queste affascinanti montagne himalayane - da scalare o, semplicemente, da ammirare durante i “soft trekking” - accompagnano i camminatori per tutta la durata del viaggio che, a seconda della stagione, offre scenari diversi: se d’inverno a regnare è una soffice coltre di neve, in primavera a riempire gli occhi di bellezza è la fioritura dei rododendri, con un’esplosione di colori che vanno dal giallo al viola, dal bianco al rosa e dall’arancione fino al rosso.
 
 

Chi non ha particolari capacità tecniche, ma vuole respirare la magia e l’incanto dei villaggi d'alta quota nepalesi, può scegliere un itinerario all’ombra dell’Annapurna (8.091 metri) nella parte centrale del Paese. Un viaggio a piedi ricco di suggestioni che, però, non è alla portata di tutti: i percorsi richiedono infatti allenamento e resistenza fisica, perché i dislivelli sono scanditi da migliaia di gradini di pietra da affrontare in salita e in discesa (se davvero ci si vuole addentrare in un microcosmo sospeso nel tempo, lontano dallo stress e dalla civilizzazione). Gli scalini sono una presenza fondamentale in un angolo di mondo colpito spesso dalle frane e dalle alluvioni, e dove manca ogni genere di comodità, almeno fuori dai grandi agglomerati urbani. Spostandosi di villaggio in villaggio, si noterà quindi che le strade asfaltate e lo smog non esistono, e questa cosa rende il Nepal una destinazione di trekking davvero ambita. Gli abitanti delle montagne, ancora oggi, continuano a muoversi a piedi, pazientemente, affrontando muri di scale di pietra, mentre trasportano sulla schiena, in grandi cesti di bambù, i beni necessari al proprio sostentamento, dalla legna da ardere agli alimenti.
 
Mentre si avanza al cospetto di autentici giganti di roccia, con picchi innevati che luccicano al sole, si incontrano potenti cascate, sorgenti d’acqua calda e boschi rigogliosi che invitano alla contemplazione. A dare conforto ai forestieri affaticati, sono i colorati villaggi con i ristoranti tipici e le piccole locande che offrono riparo per la notte. Strutture semplici ma d’atmosfera, grazie all’immancabile fuoco della grande sala, dove ci si raccoglie per le chiacchiere serali. Quando è tempo di spezzare la fatica del trekking con una sosta al sole e un piatto caldo invece, basta varcare la soglia dei locali che si incontrano sulla strada e ordinare il vero “must” della cucina nepalese: il Dal Bhat. Ovvero il piatto tradizionale che non manca mai sulle tavole, a base di riso, pollo, brodo di lenticchie e verdure. A guidare i gruppi di stranieri lungo i sentieri, sono prevalentemente gli Sherpa, un'etnia con una grande resistenza fisica e una profonda conoscenza delle montagne. Altra presenza importante, è quella dei cosiddetti “portatori di peso”, giovani gentili e sempre sorridenti che, in modo discreto, accompagnano i forestieri, sgravandoli di zaini e attrezzatura.
 
 

I percorsi che si possono affrontare sono davvero molti, ma per chi sceglie la tratta che da Pokhara raggiunge Ulleri e continua verso Ghorepani, il punto panoramico di Poon Hill, Tadapani, Gandruk e Tolka, l’esperienza da non perdere è quella a contatto con i Gurung. Questi nepalesi dai lineamenti mongoli e di origine tibetana, sono abili agricoltori e allevatori, ma soprattutto sono gli unici ad andare a caccia di un miele che viene ritenuto allucinogeno. Seppure oggi sia sempre più difficile vederli all’opera, mentre si arrampicano su altissime pareti di roccia per raccogliere questo prodotto quasi leggendario, vale la pena fare tappa a Gandruk, il loro villaggio, per chiedere ai Gurung di questa antica tradizione e, magari, sfatare qualche credenza a lei legata. La persona giusta con cui parlare ha una bottega lungo la via principale del centro abitato ed è il maestro della scuola. Molto disponibile e dai modi gentili, questo vecchio saggio non omette di smentire quello che si è sentito dire sulle allucinazioni provocate dal miele nero: «L’unica cosa che si avverte quando se ne consuma un’eccessiva quantità - spiega infatti l'anziano - è un forte capogiro. Perché se questa sostanza è un grande energetico, resta davvero difficile da digerire». Nel villaggio inoltre, vale la pena visitare l’Old Gurung Museum, per osservare da vicino le armi da caccia come il Medhali (l’arco con le frecce), ma anche i cesti di bambù, le pentole dette Ghaur, i piatti Thal e altri utensili, usati dai nepalesi nella vita di tutti i giorni. Ancora, è interessante affacciarsi nel piccolo tempio del paese, dove si prega tra preziosi dipinti e statue di Buddha gelosamente conservati.
 
Ma gli straordinari panorami himalayani, con i loro scenari autentici e sinceri, sono solo una parte dell’incantevole “mosaico Nepal”. Capace di rapire e punto di partenza per i trekking dell'Annapurna, Pokhara è il luogo ideale dove fermarsi per un po' di ristoro. Se gli amanti dell’outdoor possono fare parapendio sul Phewa, il placido specchio d’acqua che bagna la città, i turisti meno avvezzi all’adrenalina hanno diverse opportunità per rilassarsi: oltre a visitare lo Stupa della Pace nel mondo e fare una gita sul lago a bordo di piccole imbarcazioni per ammirare un tempio induista circondato dall’acqua, ci si può concedere un massaggio in uno dei centri “Yes Helping Hands spa”, eseguito da persone non vedenti o sorde. L’esperienza è forte, ma la professionalità e la competenza sono totali. Ancora, gli “shopping addicted” hanno la possibilità di acquistare pashmine, sciarpe e stole di cashmere, seta o lana, realizzate da nepalesi con disabilità, per i negozi della stessa associazione. Visitando i due punti vendita del marchio “WSDO” e facendo compere, si darà invece un supporto alle donne artigiane del “Women’s Skills Development Organization”.
 
Per ammirare antiche pagode, maestosi stupa e affascinanti case in stile Newar (abitazioni tradizionali fatte di mattoni e legno intarsiato), la tappa da non mancare è Katmandu, capitale del Nepal, regina della “valle delle meraviglie” e scrigno di tesori millenari Patrimonio dell’Umanità Unesco. Come le Durbar Square di Patan, Bhaktapur e Katmandu; ancora, i Templi di Pashupatinath (dedicato a Shiva), di Changu Narayan e di Boudhanath (il più antico santuario buddhista del Nepal, dove hanno trovato riparo molti esiliati tibetani); infine, lo Stupa di Swayambhunath, nato all’interno di un fiore di loto, secondo la storia che si tramanda. Oggi, questo luogo sacro dominato dagli onnivedenti occhi di Buddha e situato su un promontorio che domina tutta la vallata, è frequentato da pellegrini e abitato da tantissime scimmie. Immergendosi nelle atmosfere di questi siti, in parte segnati dalla furia del terremoto del 2015, si avverte quasi la sensazione di essere in un set cinematografico. In particolare, è Bhaktapur ad ammaliare per il suo fascino quasi surreale: “la città dei devoti” è rinomata per i vasai, ma anche per i palazzi e le pagode magistralmente decorati con intricati motivi scolpiti nel legno.
 
Qui, come anche a Patan o a Katmandu, quando la città si risveglia, le strade si animano di una vitalità inaspettata: ad invadere gli spazi sono le folle di devoti che venerano Kumari, la dea-bambina vivente; le donne riunite in preghiera in occasione della Festa di Teej, per chiedere il dono di lunga vita al marito e ai figli; i nepalesi che celebrano il Bisket Jatra, la tradizionale festa Newar di Bhaktapur; i bambini che danzano, recitano e si divertono durante il Carnevale di Gai Jatra; i Sadhu che si radunano nel Tempio di Pashupatinath per la ricorrenza dedicata all’adorazione di Shiva. E ancora: i soldati in uniforme, i venditori di fiori per le offerte votive, i vasai al lavoro, le donne Sherpa che gestiscono i negozi di thangka (stendardi buddhisti dipinti o ricamati usati nei monasteri), i vecchi mendicanti che fumano un chilum, le ragazze che trasportano pesi con il dhoko di bambù, i monaci in fila per la questua, i cestai intenti a costruire un nuovo canestro, e gli uomini con il kharpan sulle spalle o in abiti tradizionali Daura e Surwal. Girovagando tra i vicoli delle città infine, ci si imbatterà in venditori ambulanti e bottegai pronti alla contrattazione più estenuante, se si è in cerca di souvenirs da portare a casa come ricordo.
 
Nel Thamel ad esempio, la zona più turistica di Katmandu, si trovano diversi oggetti d'artigianato locale: tra questi, ad andare per la maggiore sono il kukhuri, l’arma nazionale nepalese; le maschere o le statuette di Shiva, Ganesh e Vishnu; ancora, le ruote di preghiera da appendere alle pareti e le lampade tradizionali Panas; le saponette al latte di capra, al miele nero o al tè rosso; le bambole e le marionette in costumi tradizionali; il sale dell’Himalaya e, infine, i cappelli, i guanti e le stole di lana che arrivano dai villaggi di montagna, oltre agli articoli per il trekking, a buon prezzo, ma quasi sempre fake. Per quanto riguarda le tappe culinarie, a Katmandu si può mangiare tradizionale “nepali” spendendo poco, da “Zaika Restaurant”. Ordinando i momo, ravioli di carne o in versione veg, il naan o pane farcito - anche con formaggio - e, ovviamente, il Dal Bhat, non si spendono più di sei euro. Se si ha voglia di indiano, il “Third Eye Restaurant” (20 euro circa a persona) è il posto giusto e, allo stesso prezzo, c'è un ottimo thailandese - “Yin Yang Restaurant” - per assaggiare un delizioso Pad Thai. Il Nepal è la meta perfetta per chi ama l’arte, la natura, la quiete e l’avventura. Pregno di misticismo e spiritualità, questo Paese accoglie i camminatori di tutto il mondo che, quando si incontrano, si riconoscono per lo spirito del viaggio che li accomuna - interiore innanzitutto -  e si salutano pronunciando la parola universale “Namastè”!
 
Quella che, seppur per una breve parentesi, diventa la casa di ogni forestiero, è una terra abitata da un popolo estremamente ospitale e cortese, perché per i nepalesi il turista è “un dio camuffato in abiti diversi”. In un microcosmo dai molti contrasti, complesso per le sue caratteristiche geografiche e ferito dal terribile terremoto di tre anni fa, la gente si ingegna ogni giorno, ora dopo ora, per adattarsi al clima e al territorio, spesso ostili. In Nepal, infatti, le difficoltà da superare non sono poche, per via delle infrastrutture quasi del tutto assenti e per la povertà diffusa capillarmente. Per prenotare un viaggio nel regno della catena himalayana, sono tanti i tour operator a cui rivolgersi, da Viaggi Avventure nel mondo, fino a Il Tucano Viaggi Ricerca, Metamondo o Kel 12 (per chi in vacanza non rinuncia alle comodità). Ma scegliendo Viaggia con Carlo, oltre a regalarsi un’indimenticabile esperienza, si ha l’opportunità di aiutare la popolazione locale più disagiata: questo tour operator infatti, è presente in Nepal da dieci anni e, nel tempo, ha attivato diversi progetti, aprendo orfanotrofi e offrendo fondi ad alcune guide dei trekking, affinché potessero ricostruire le proprie case distrutte dal forte sisma del 2015. E tutto questo è stato possibile proprio grazie ai pacchetti venduti. Prenotando con Viaggia con Carlo inoltre, le attività benefiche finanziate si possono vedere di persona. Tra le tappe del tour infatti, è prevista una giornata con i piccoli orfani di una delle case famiglia create dal tour operator: la dimora si chiama “First Ray of Hope Nepal” e l’accoglienza è straordinaria, tra canti, balli di gruppo in costumi tradizionali e sorrisi. Perché l’ospitalità in Nepal è un valore che si impara fin da bambini.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Marzo 2018, 17:29
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