Stupro Firenze, le due ragazze: "Mi ha spinta contro il muro", "Io l'ho baciato". Il racconto di quella notte

Stupro Firenze, le due ragazze: "Mi ha spinta contro il muro", "Io l'ho baciato". Il racconto di quella notte
Un interrogatorio di 12 ore, per cristallizzare, con l'incidente probatorio del 22 novembre, la dichiarazioni delle due studentesse Usa, 20 e 21 anni, che hanno denunciato di essere state violentate il 7 settembre scorso a Firenze da due carabinieri. Una sintesi delle domande degli avvocati della difesa e le risposte delle ragazze, sono state pubblicate dal Corriere della Sera e dal Corriere Fiorentino.

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I quesiti dei legali - 250 quelli annunciati - sono stati filtrati dal gip Mario Profeta che in alcuni casi, come si legge dal quotidiano, è intervenuto per dichiararli inammissibili come la domanda «trova sexy gli uomini che indossano la divisa?», definendoli anche invadenti, con un'«ironia fuori luogo» e arrivando a dire «Non l'ammetto, non torno indietro di 50 anni» alla domanda se indossavano quella sera biancheria intima e che «il sadismo non è consentito» quando è stato chiesto se le urla di una ragazza «erano di parole o di dolore».

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Nelle loro risposte una delle ragazze spiega che era «completamente ubriaca», l'altra che era «un po' brilla», poteva «camminare e parlare ma non ero completamente presente a me stessa». È il carabiniere più giovane, racconta una, che si offre di chiamare, col loro telefono, un taxi. Entrambi poi si offrono «di portarci a casa» dal locale dove si trovavano tutti: «Più sicuri di così non potevamo essere, chi meglio di loro» spiega l'altra studentessa. Le ragazze in auto cercano anche di «fare un video di loro ma ci hanno sgridate», così lo hanno subito cancellato: lo «trovavamo buffo e divertente».

All'arrivo a casa anche i carabinieri entrano nel palazzo: «Immaginavo che ci volessero aiutare perchè la mia amica non poteva stare in piedi», risponde una spiegando che lei ha poi fatto le scale con uno dei militari mentre l'amica saliva in ascensore con l'altro: «Non era in grado di camminare. Dicevano: ti aiuteremo». Poi il racconto della violenza, il carabiniere che le chiede se può baciarla, lei che risponde di no, e «lui mi ha spinto contro il muro»: «Non mi ha minacciata però mi sentivo minacciata dal fatto che lui porta un'arma».

«Mi ricordo che ero contenta di essere arrivata a casa - il racconto dell'altra - ero molto grata ai carabinieri.
Pensavo si prendessero cura di noi». «Mi ricordo che l'ho baciato. Non gli ho detto di smettere ma tutto quello che ho pensato era: voglio dormire. Nel momento della violenza ero così sconcertata, quando nell'ascensore ha iniziato a toccarmi non avevo la forza di dire o fare qualcosa».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Febbraio 2018, 14:53
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