'Un amore esemplare', Pennac: "Riscopriamo le emozioni contro l'individualismo da social"

'Un amore esemplare', Pennac: "Riscopriamo le emozioni contro l'individualismo da social"

di Mario Fabbroni
«Il mondo? Non è mai stato il posto ideale in cui vivere». 
Daniel Pennac, scrittore francese di successo nato 72 anni fa, si racconta sul palco del Comicon (il Salone internazionale del fumetto e del gioco) dopo aver mostrato al pubblico italiano lo spettacolo teatrale Un amore esemplare, andato in scena in prima assoluta sempre a Napoli, al Bellini. 

«Terrorismo, inclusione sociale, criminalità, questioni politiche c'erano quando ero giovane e ci sono ancora - analizza Pennac -. Ma il mondo è anche l'inchiostro personale dello scrittore: da raccontare, meglio se con ironia, attraverso i personaggi che vengono creati». 

La gente si mette in fila pur di andar via con un suo libro di carta autografato. Effetto divismo o altro? 
«No, vuol dire che anche nell'éra dei social, il libro di carta trionfa». 

Come nel Caso Malaussène, uscito vent'anni dopo il ciclo di Malaussène? 
«Stavolta i personaggi della famiglia-tribù sono diventati adulti (nei libri precedenti non crescevano mai) in un mondo che più esplosivo. Il protagonista Benjamin Malaussène di professione fa il capro espiatorio, impiegato nel Grande Magazzino: il suo ruolo è quello di intervenire quando un cliente è insoddisfatto ed accollarsi colpe non sue, portando lo stesso cliente all'esasperazione della pietà fino a fargli dimenticare il motivo della sua protesta. E nel libro Benjamin dice: Chiunque voi siate e vi nascondiate, quale che sia il vostro grado di indifferenza alle cose di questo mondo, vi sfido a ignorare l'ultima notizia appena uscita, la notiziona che farà discutere la Francia e crepitare i social». 

Anche Un amore esemplare, a teatro, suggerisce uno stile di vita semplice e più autentico possibile?. 
«Oggi ho il cellulare e devo andare più veloce ma i valori di un tempo e il ruolo della tribù sono la chiave del successo di Malaussène. La tribù, ovvero una reale collettività affettiva, è l'antidoto all'individualismo e alla solitudine della vita da social». 

L'umanità cerca ancora l'emozione?
«Certo. Nel film Youth di Paolo Sorrentino, l'attore Harvey Keitel dice a Micheal Caine che essere vecchi non significa non provare emozioni. Ma, per far scoccare la scintilla che permetterà al personaggio di scrivere la sua ultima grande opera musicale, si getta dalla finestra proprio davanti a lui. Uno choc. Il mondo non è peggiore, però va vissuto meno artificialmente. E inseguendo la verità». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Maggio 2017, 08:46
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