Gli insulti sui social non sono reato. La Procura: «Sono solo uno sfogo»

Gli insulti sui social non sono reato. La Procura: «Sono solo uno sfogo»

di Luca Calboni
Una bella vittoria per chi insulta via social: la procura di Roma ha infatti deciso che gli insulti su Facebook, Twitter, Instagram e compagnia, non sono sanzionabili: «Le frasi denigratorie godono di scarsa credibilità, dunque non ledono la reputazione altrui», si legge nella sentenza del tribunale di Roma.

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Insulti, improperi e turpiloqui vari quindi non sono un reato, ma solamente «un modo di sfogarsi o scaricare lo stress»: la decisione della procura capitolina è arrivata alla fine di una causa dove una ragazza aveva denunciato un conoscente per diffamazione online. Il ragazzo infatti si era rivolto sui social alla giovane, definendola «una malata mentale, una bipolare che si imbottisce di psicofarmaci». Lo stesso educato amico digitale poi se l'era presa con il padre della ragazza, definendolo un «ubriaco che la maltratta». L'ira social ha anche colpito entrambi i genitori della giovane: «La colpa del malessere di tua figlia non è mia, ma tua e di tuo marito, perché l'avete trascurata e maltrattata».

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La procura di Roma ha disposto l'archiviazione della denuncia della ragazza perché, in sintesi, ciò che si scrive sui social non conta: «I social sono popolati dai soggetti più disparati che esternano il proprio pensiero senza l'autorevolezza delle testate giornalistiche e di fonti accreditate». La giovane si è opposta alla proposta di archiviazione e ora la parola spetta al Gip.

 
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Dicembre 2018, 16:24
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