Games Week a Milano, l'Italia videogioca i suoi assi
di Ilaria Ravarino
Provocatori, ironici, ispirati. E prodotti rigorosamente in Italia. Schierati durante il weekend alla Games Week di Milano in uno spazio poco distante dall’arena di e-sport dove l’Italia ha fatto gli onori di casa, i videogiochi indipendenti italiani hanno restituito la fotografia di un paese che per creatività non è secondo a nessuno. E che finalmente, pur se con un certo ritardo, comincia ad accorgersene anche a livello istituzionale. In gestazione da tempo, e pronto per approdare su Steam prima della fine dell’anno, Riot Civil Unrestdi IV Productions era forse il titolo più atteso, data la materia altamente provocatoria del gioco: scontri tra polizia e manifestanti, ambientati tra gli Indignados in Spagna, durante la battaglia di Keratea in Grecia, a piazza Tahrir in Egitto e tra i No Tav in Italia (senza contare il tutorial nella scuola Diaz a Genova 2001). “Riot nasce da una matrice antagonista, ma non è un gioco politico. È un gran bel gioco e basta - spiega uno degli sviluppatori, Ivan Venturi, già dietro al videogioco su Ustica e oggi al lavoro su un videogame sul Gay Pride - in cui la violenza c’e, ma non è eccessiva”. Abusarne, sia da parte della polizia che dei manifestanti, provoca infatti gravi conseguenze in gioco.