«Non ce l'ho con Mahmood, sono felice per lui. Sanremo deciso da una giuria di radical chic»

«Non ce l'ho con Mahmood, sono felice per lui. Sanremo deciso da una giuria di radical chic»
Ha fatto parlare sabato notte, durante la finale del Festival di Sanremo, l'endorsement di Matteo Salvini per Ultimo e il suo rammarico dopo la vittoria di Mahmood: oggi, in un'intervista a La Stampa, il leader leghista e ministro dell'Interno chiarisce di non avere nulla contro il cantante milanese vincitore della kermesse. «Mi sono fatto dare il suo numero di telefono e l'ho chiamato. È un ragazzo di vent'anni, comincia adesso, mi sono informato sul suo percorso artistico e gli ho voluto dire direttamente che si deve godere la vittoria e che sono felice per lui», ha detto Salvini.

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«È un ragazzo italiano che suo malgrado è stato eletto a simbolo dell'integrazione. Ma lui non si deve integrare, è nato a Milano. Lo hanno messo al centro di una storia che non gli appartiene». Salvini prende le distanza dalla «polemica politica strisciante e pretestuosa», mette piuttosto in dubbio «la composizione della giuria d'onore»: «senza senso, mancava solo mio cugino e sarebbe stata completa. Come se mi chiamassero ad attribuire il Leone d'Oro. Sanremo deciso da un salotto radical-chic», «quando uscirà il prossimo film di Ozpetek voglio vederlo e poi faccio la critica».

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Infine il leader leghista ribadisce: «Da fan di Baglioni mi piacerebbe che l'anno prossimo ci fosse maggiore trasparenza. Fossi in Ultimo l'avrei presa malissimo» e «mi dispiace perché una marea di gente scrive che l'han fatto per fare un dispetto a me. E questo non va bene. Ma Ultimo andrà benissimo è molto scaricato, ripeto la vera vittima è Mahmood etichettato come il cantante degli sbarchi. Qui sta lo specchio del Paese, nella contrapposizione popolo-élite».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 11 Febbraio 2019, 11:09
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