Levante al Giffoni: "Ai talent solo da giudice, la mia passione è la scrittura"

Levante al Giffoni: "Ai talent solo da giudice, la mia passione è la scrittura"

di Alessandra De Tommasi
GIFFONI (SA) - Una ventata d'aria fresca: Levante si presenta ai ragazzi del Festival di Giffoni in tutta la purezza del suo sguardo. E con ironia e schiettezza la trentenne cantautrice siciliana anticipa cosa ci riserverà come giudice di X-Factor 11. 

Chi è Levante?
«Quando ero bambina la mia amichetta Olga mi chiamava così citando Il ciclone di Pieraccioni e siccome rappresenta colei che si alza in piedi, questo nome ha cambiato il mio destino».

Che bambina era?
«Orfana di padre a 9 anni (l'età a cui risale la mia prima canzone), ho lasciato amici e casa quando mi sono trasferita passando ore e ore in camera a scrivere. Dico sempre che il mio amore profondo resta per l'inchiostro».

Ha davvero rifiutato un talent da concorrente?
«Nel 2010 mi hanno segnalata per partecipare a X-Factor ma ho rifiutato, anche se so che sarebbe stata un'ottima vetrina. Un talent non lo farei mai e ancora oggi mi chiedo cosa ne sarebbe stato se avessi accettato».

Invece cosa ha fatto?
«Mi sono trasferita in Inghilterra, ho scritto un album in lingua ma ho dormito due mesi in un tugurio su un materasso gonfiabile. E a 24 anni mi sembrava di non aver realizzato il mio sogno, facevo cappuccini in un bar per pagarmi l'affitto e non mi sentivo felice nel mondo in cui vivevo».

Oggi invece come va, soprattutto con gli altri giudici?
«Mara Maionchi è speciale, non si nasconde dietro a niente e mi diverte quando dice a Fedez che si fa attendere. La cosa più bella che ho potuto constatare è che sono totalmente libera di fare, dire e pensare quello che voglio, non pensavo sarebbe successo, ma ammetto che avevo un pregiudizio al riguardo».

Ha già individuato il possibile vincitore?
«Credo di sì e sono contenta di aver contribuito ad aver selezionato questa persona. E basti pensare che invece finora non ho mai guardato neppure una puntata e mi hanno dovuto spiegare cosa fosse un bootcamp».

Su cosa ha puntato nella sua squadra?
«Sull'assenza di competizione. Non so giocare a poker né fare strategie, ecco perché punto sul legame tra loro e con me. Per me vittoria è riuscire a portare avanti una voce che sappia dare un contributo diverso allo scenario musicale italiano».

Al cinema ci pensa?
«Per ora sono un cane a recitare, ma se Virzì domani mi chiamasse mi metterei a studiare subito. La verità è che voglio fare troppo cose...».
Ultimo aggiornamento: Martedì 18 Luglio 2017, 08:50
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