«L'amica geniale», al Lido di Venezia scoppia la Ferrante fever
di Titta Fiore
Certo, l'impegno produttivo è stato enorme, e un set grande come il Rione Luzzatti, snodo centrale di tutta la narrazione, è stato ricostruito in un capannone alle porte di Caserta per garantire la giusta ambientazione nella Napoli degli anni Cinquanta. Periferia operaia, architettura razionalista, il grigio delle palazzine (ben quattordici, non solo di facciata), 5 set di interni, una chiesa, un tunnel scuro come un antro e attraente come una promessa. Cosa c'è, per Lila e Lenù e i loro compagni del Rione, oltre quella galleria lunga e nera? C'è il mare che bagna un pezzo sconosciuto di città, ci sono i negozi, le luci, le ragazze ben vestite e i loro accompagnatori con cui fare a botte. Ci sono le auto d'epoca fatte arrivare da tutta Italia e gli autobus pittati di verde che ancora passavano per piazza del Plebiscito, ci sono i negozi in Galleria con le insegne decò di sessant'anni fa e al porto il vaporetto fumante per Ischia. Già i numeri danno il senso di un'operazione «monstre», mai fatta prima d'ora: il casting è durato otto mesi, novemila i provini che hanno riguardato i bambini e cinquecento gli adulti, ventimila i metri quadrati di set e 1500 i costumi tra realizzazioni originali e di repertorio.
A interpretare Elena e Lila adolescenti sono Margherita Mazzucco e Gaia Girace, il compianto Antonio Pennarella è l'orco don Achille. Ancora non si sa quali attrici daranno il volto e la voce alle due protagoniste una volta diventate donne, mogli e madri, quando la ribellione avrà lasciato il posto al compromesso, le angosce del presente avranno consumato l'allegria nel ricordo. «Iamme», andiamo, si dicono però le due bambine per farsi coraggio e attraversare il tunnel. Nella Mostra che rifiuta a ragione le quote rosa, ma che ha disseminato il programma di film sulle donne e con le donne, l'anteprima di «The Neapolitan Novels» (che si vedrà su Raiuno alla fine di ottobre, recitata in napoletano e sottotitolata, come nel resto del mondo) è quasi un manifesto, per molti versi è anche un inno al coraggio, alla volontà e all'energia femminile cocciuta e irredimibile.
Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Settembre 2018, 19:39
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