Primo embrione da cellule staminali. Ora un topo, poi l'uomo artificiale

Primo embrione da cellule staminali: un topo. Poi l'uomo artificiale

di Mario Fabbroni
Un topo venuto fuori dal nulla. Nessun "rapporto" tra animali di sesso opposto, nessuna clonazione come nel caso della pecora Dolly. Siamo di fronte al primo roditore prodotto da un embrione artificiale. Come dire che l'uomo artificiale è oramai ad un passo. 
La scossa l'hanno andata ancora una volta i ricercatori britannici, che per primi clonarono anche Dolly. Stavolta si tratta di un embrione di topo formato da cellule staminali che si sono assemblate, dando origine a una struttura tridimensionale simile - appunto - a un embrione naturale. 



Il risultato è sconvolgente, perchè bypassa in un sol colpo l'intero ciclo produttivo della vita così come lo conosciamo per la maggior parte delle specie sulla Terra: l'esperimento riproduce esattamente tutte le fasi dello sviluppo di un embrione (per la prima volta) in una struttura tridimensionale. "In altre parole, sia le cellule embrionali sia quelle che danno vita alla struttura su cui si sviluppa l'embrione cominciano a parlare le une con le altre fino a organizzarsi in una struttura che si comporta come un embrione", ha osservato l'autrice della ricerca Magdalena Zernicka-Goetz, del dipartimento di Fisiologia, sviluppo e neuroscienze di Cambridge. 
Un passo avanti per gli studi sulla fecondazione, certo, ma soprattutto verso la vita creata in laboratorio. Una rivoluzione, forse quella decisiva per la vita umana artificiale. Anzi, allo sviluppo di un individuo fuori dall'utero. 
"E' solo una possibilità - si affrettano a dichiarare gli autori del lavoro pubblicato sull'autorevole rivista 'Science' - l'embrione artificiale permetterà di comprendere le primissime fasi dello sviluppo embrionale, spiegando il motivo per cui più di due gravidanze umane su tre falliscono". 



"Nonostante l' embrione artificiale sia simile a un embrione naturale, per i ricercatori è improbabile che possa svilupparsi per dare origine a un feto sano - precisa il direttore del Laboratorio di Biologia dello sviluppo dell'università di Pavia, Carlo Alberto Redi -. Perchè questo possa avvenire, bisogna utilizzare anche le cellule staminali che permettono la formazione del sacco vitellino, la cui rete di vasi sanguigni è indispensabile per nutrire l'embrione".
I tentativi di far sviluppare un embrione in laboratorio finora erano falliti perchè si erano utilizzate solo le cellule staminali destinate a formare l'organismo, ma non quelle del tessuto che lo nutre e dal quale ha origine la placenta. Ma ora c'è un'autostrada davanti alla ricerca scientifica mondiale, quella che porta all'uomo interamente artificiale. 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 2 Marzo 2017, 20:11
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