L'Erasmus riduce la disoccupazione giovanile di oltre il 60%

L'Erasmus riduce la disoccupazione giovanile di oltre il 60%
Il segreto per trovare lavoro prima degli altri? Facile: viaggiare. Sembra strano ma è proprio così. Ma non basta un viaggio qualsiasi: bisogna andare in Erasmus. A dirlo è una ricerca condotta dall’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire, con il supporto dell’Istituto Piepoli, commentata dal sito Skuola.net. Secondo lo studio, infatti, il tasso di disoccupazione tra chi ha svolto esperienze di studio all’estero si riduce di oltre il 60%. Perché tra i laureati che hanno sperimentato la mobilità internazionale la quota di disoccupati si attesterebbe attorno al 6%, mentre per chi rimane entro i confini nazionali il dato schizza fino al 18%.

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L’Erasmus accontenta praticamente tutti
Ma, al di là degli aspetti lavorativi, i benefici dell’Erasmus vengono avvertiti nettamente anche sulla formazione in generale. Le attività svolte soddisfano appieno le aspettative. Così, il 98% degli studenti partiti alla volta di un’università straniera, dichiara di aver raggiunto gli obiettivi personali di apprendimento. Uno degli elementi più apprezzati è la possibilità di acquisire, in quella dimensione, competenze che nel proprio ateneo non si sarebbero potute sviluppare. Convinzione che unisce il 93% degli intervistati. Quelle più importanti? Sicuramente in vetta c’è l’approfondimento della lingua del Paese ospitante, seguito dalla conoscenza di nuovi metodi di studio e dalla creazione di relazioni con diverse culture.

All’estero di affinano le competenze di base
E se, come si dice, viaggiare apre la mente appare quasi scontato che l’Erasmus aiuti a sviluppare anche le cosiddette soft skills, quelle abilità che possono dare una marcia in più nella ricerca di un lavoro. Almeno la visione dei ragazzi è questa. Alcuni esempi? Gli ex studenti Erasmus dichiarano che l’esperienza di studio all’estero abbia contribuito al 97% nella messa a punto delle capacità di problem solving (tra i ‘non mobili’ questa percezione si ferma al 79%).

Il peso fondamentale dell’Erasmus sulle soft skills
Mobilità universitaria che ha un ruolo fondamentale - al 90% - anche nell’acquisizione delle capacità di analisi (tra gli altri il dato è solo del 72%).
Nella stessa misura (90%) l’Erasmus inciderebbe pure sull’autonomia nella gestione dei propri impegni (solo il 73% dei ‘non mobili’ pensa che sia utile in questo senso). Discorso simile per il lavoro in team: per chi è partito il peso dell’Erasmus su questa skill è pari all’88% (contro l’83% degli altri).

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Marzo 2018, 16:15
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